Delitto di Villa Lagarina, la moglie: «Mi picchiava e l'ho colpito»
In carcere Simonetta Agostini avrebbe fornito una nuova versione dell'accaduto. Il colpo mortale, uno solo, è stato dato con un coltello con lama di 20 centimetri
ROVERETO. Un colpo solo, come la stessa Simonetta Agostini aveva detto subito ai carabinieri. Che per digrazia ha raggiunto Paolo Scrinzi tra costato e bacino, dove l'acciaio non ha trovato alcun ostacolo ed è penetrato fino agli organi vitali. Un coltello affilatissimo, venti centimetri di lama triangolare. Calato con forza sufficiente per far penetrare l'intera lama.
Simonetta Agostini non era stata in grado martedì sera di dire ai carabinieri se fosse stata lei a togliere il coltello dalla ferita o se il marito, che in un primo momento sembrava non avere subito conseguenze così gravi, a farlo. Il trinciante era stato trovato dai primi soccorritori in terra, vicino al letto. Quando ormai Paolo Scrinzi era esanime sul pavimento.
Anche ieri mattina gli esperti dei carabinieri hanno lavorato nell'appartamento al secondo piano della casa di via Garibaldi a lungo, cercando le conferme scientifiche della ricostruzione dell'accaduto fornita immediatamente dalla donna. E il quadro raccolto sembrerebbe compatibile con quel primo racconto. Ieri però Simonetta Agostini avrebbe rilasciato dichiarazioni che introducono nuovi elementi di dubbio. Costringendo a rivalutare l'intero quadro della vicenda. Alla prima ricostruzione di una reazione violenta e incontrollata di lei - lui che dopo un violento diverbio si era sdraiato sul letto, lei che preso un coltello in cucina lo raggiungeva in camera e lo colpiva ad un fianco - ora se ne aggiunge un'altra radicalmente diversa. Il colpo di coltello, quasi accidentale, sarebbe arrivato al culmine di un durissimo scontro fisico, del quale la donna porterebbe anche i segni. Quando dopo averle più volte messo la testa sotto l'acqua tenendola ferma per la gola, l'uomo l'avrebbe trascinata verso la camera da letto. Nel tragitto - avrebbe spiegato ieri Simonetta Agostini - era riuscita ad afferrare un coltello che si trovava sul bancone della cucina: al momento dello scoppio della lite, i due stavano cucinando e il trinciante si trovava lì per quello. Al momento in cui erano finiti sopra il letto, lei si era trovata a cadere sopra di lui e in quel momento lo avrebbe colpito, senza alcun'intenzione di ucciderlo, con quell'unica coltellata risultata fatale. A quel punto lei si sarebbe alzata inorridita per l'accaduto e sarebbe andata in cucina, dove pochi istanti dopo avrebbe visto arrivare Paolo Scrinzi, sanguinante ma senza più il coltello nel fianco, che dopo averle detto «Cosa credi di avere fatto?» sarebbe stramazzato a terra. Era uscita urlando di casa - ha riferito - incontrando nel cortile la sorella, che abita lì vicino ed era accorsa proprio per le urla del violento litigio che aveva preceduto la tragedia. Le avrebbe raccontato di avere accoltellato il marito che la stava picchiando, ed assieme avevano chiamato il 118.
E' una versione che evidentemente sposta completamente i termini dell'accaduto e le responsabilità. Quasi una legittima difesa nel corso di uno scontro in cui Simonetta Agostini, straordinariamente in inferiorità dal punto di vista fisico, avrebbe temuto per la propria vita e per questo avrebbe arraffato dal bancone quel coltello. Uno strumento di minaccia e difesa, finito poi contro la sua volontà nel fianco del marito. «Non volevo ucciderlo», continuerebbe a dire Simonetta Agostini. Palesemente sconvolta per quanto accaduto.
A questo punto decisivo risulterà proprio il lavoro degli inquirenti, l'analisi delle tracce nell'appartamento e delle testimonianze. E il responso del medico legale incaricato ieri dal procuratore capo Merlo di effettuare l'autopsia: angolo di penetrazione e profondità delle lesioni, rapportate alle dimensioni del coltello, permetteranno di dire come è stato portato il colpo e in che posizione si trovavano i due corpi in quel momento. Chiarendo quale delle due versioni possa essere la più attendibile.