«Decreto Salvini incostituzionale ma quanti danni»
Trento. Con un giudizio durissimo, la Corte Costituzionale ha bocciato la norma del primo decreto “sicurezza” che impedisce ai richiedenti asilo di ottenere l’iscrizione anagrafica in un Comune. La...
Trento. Con un giudizio durissimo, la Corte Costituzionale ha bocciato la norma del primo decreto “sicurezza” che impedisce ai richiedenti asilo di ottenere l’iscrizione anagrafica in un Comune. La Corte definisce la norma “irrazionale” e “irragionevole”. «Contro questa e altre norme del primo decreto “sicurezza” (poi anche del secondo, non meno nefasto), voluto dall’allora ministro dell’Interno Salvini, e approvato dal governo Conte-Lega-M5S e dal Parlamento - scrive Vincenzo Passerini, già presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza -, ci siamo battuti insieme a tanti cittadini e organizzazioni della società civile in questi quasi due anni dalla sua approvazione. Ricordiamo con gratitudine i sindaci, primo fra tutti Leoluca Orlando, che hanno praticato l’obiezione di coscienza nei confronti di quella norma anticostituzionale. Esprimiamo, quindi, una enorme soddisfazione. Che lascia però il posto a una profonda amarezza pensando a quante vite umane sono state rovinate da tanta “irrazionalità” e “irragionevolezza”». Per un richiedente asilo non potersi iscrivere all’anagrafe comunale, spiega Passerini, «vuol dire non poter avere una carta d’identità, un domicilio, né aprire un conto corrente, una partita Iva, quindi non poter fare neanche piccoli lavori. Vuol dire non poter avere la patente di guida, non poter accedere a prestazioni sociali, e così via. Il richiedente asilo non è un “clandestino”: per le leggi internazionali, sottoscritte dall’Italia, ha diritto ad essere dignitosamente accolto in attesa che si valuti la sua richiesta di asilo, di protezione. Quante vite di poveri Cristi ha rovinato questa infelice norma che oggi la Corte giudica irrazionale e irragionevole?» La Corte costituzionale, nota Passerini, ha bocciato il decreto Salvini per una duplice violazione dell’articolo 3 della Costituzione: «per irrazionalità intrinseca, poiché la norma censurata non agevola il perseguimento delle finalità di controllo del territorio dichiarate dal decreto sicurezza; per irragionevole disparità di trattamento, perché rende ingiustificatamente più difficile ai richiedenti asilo l’accesso ai servizi che siano anche ad essi garantiti».