Dalla cardiochirurgia alla strage del Cermis

Il biennio 1997-’98 vede il dottor Martinelli aprire un reparto di eccellenza Ma passerà alla storia soprattutto la funivia fatta cadere dal jet Usa: 20 morti


di Giorgio Dal Bosco


TRENTO. C'è soltanto l'imbarazzo nella scelta dei temi e dei personaggi con cui inquadrare il biennio 1997-98, sia per riderci su sia per rimanere sgomenti. Cominciamo con l'idea nata nel 1997 di un ospedale tutto nuovo. Dove dovrà essere costruito? Ci sono idee che si elidono a vicenda. Per il momento vince quella di ampliare, migliorandolo, quello di Largo Medaglie d'Oro. E proprio in quel nosocomio arriva la vera grande novità che molti trentini aspettavano da tempo: cardiochirurgia. La organizza e la dirigerà per qualche tempo il cardiochirurgo Luigi Martinelli, trentino di Calceranica, oggi direttore di cardiologia e cardiochirurgia del più grande ospedale italiano, il Niguarda di Milano. Al di là dei meriti per la sua preparazione scientifica va ricordata una sua esperienza toccante: a che si sappia è l'unico cardiochirurgo al mondo che, costretto dalla situazione contingente, in una situazione drammatica gli sia toccato di trapiantare il cuore a sua madre.

Trentini bacchettoni? A rileggere le cronache non sembra proprio perché né al trentino comune né al movimento femminista la scelta di quel cartellone “osè” (donna-oggetto?) per la promozione di quella edizione del Filmfestival della Montagna è sembrata inopportuna. Sembra piuttosto che il Cai, infastidito per l'autonomia con cui il Comune di Trento e lo staff organizzativo gestivano la manifestazione, abbia colto l'occasione polemica del cartellone di Milo Manara pretendendo (riuscendovi) di farlo ritirare. A proposito di disegnatori, stavolta non osé ma umoristici, introduciamo una nota del compianto Livio Ober, (muore nel 1997 a 75 anni) straordinaria matita “saggista” del trentinismo. Infatti, tra le “assurdità” delle proposte della Lega Nord trentina (ricordate le ronde in camicia verde contro “spacciatori e puttane”?) vi è quella del 1998 dell'introduzione dell'insegnamento obbligatorio del dialetto nelle scuole. L'anno precedente, per converso, era nata un'altra strampalata idea: quella di tradurre in italiano i toponimi dialettali. Livio Ober non s'era fatto sfuggire l'occasione immaginando il Sommo che tiene lezione in una scuola trentina. Sempre nel 1997, stavolta in tema di corsi e (attuali) ricorsi storici. A lanciare l'idea è l'assessore ai lavori pubblici del Comune di Trento Silvano Grisenti che ipotizza una funivia che da piazza Venezia porti a Povo con tappa a Mesiano: costo 12 miliardi, tre anni per realizzarla, ogni cabina porterebbe 40 persone a venti chilometri orari. Se con la funivia ci si inerpica velocemente in collina favorendo soprattutto gli studenti, con il tanto sospirato sottopasso di via Verdi a partire dal novembre '97 ci si sprofonda. Si evitano ingorghi e file lunghissime di automobili create dal passaggio a livello che era stato realizzato – curiosità – 58 anni prima.

Il 1998 deve essere consegnato alla storia per la più odiosa, arrogante, tragica bravata che si trasforma nella prova di forza statunitense in terra altrui. Il 3 febbraio alle 15 e13 un aereo militare Usa, decollato da Aviano, volando a bassissima quota sopra l'Avisio trancia il filo portante della funivia del Cermis uccidendo 20 passeggeri (3 italiani) nella loro cabina che si schianta quasi sul greto del fiume. Basti dire che secondo un trattato del 1951 l'Italia non poté avere giurisdizione sull'accaduto e che i piloti responsabili non ebbero pesanti conseguenze penali per la strage. Soltanto chi prima di atterrare ad Aviano aveva tentato di far sparire la registrazione dell'accaduto ha subito una condanna. Inutile è anche riproporre le polemiche che questa raccapricciante strage suscitò in tutta Europa. Va ricordato il monologo “Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis” di Pino Loperfido, scrittore pugliese trapiantato a Trento, pezzo recitato in moltissimi teatri italiani con notevole successo.

Adesso, come si suol dire, si ride per non piangere. L'eligendo (il giorno dopo) presidente del Consiglio regionale Franco Tretter, politico autonomista, autonomista lo era anche nell'interpretazione del quotidiano vivere civile. Mano lesta, a Rovereto fa sparire nella sua automobile un orologio d'oro “prelevato” dal bancone di un orefice, suo buon conoscente. Lo beccano qualche minuto dopo e durante ulteriori successive indagini vengono rinvenuti altri due orologi sempre d'oro in suo possesso e spariti qualche tempo prima dal negozio. Per Franco Tretter la carriera politica finisce qui. Arrestato, è in pretura, quindi in tribunale. La Cassazione confermerà tutte le precedenti condanne anche se concederà la condizionale. Amen. Tanti saluti alla sua carriera e, di riflesso, all'intesa politica tra Margherita e Patt.

Dall'ospedale di Innsbruck, dove tre mesi prima gli è stato trapiantato il fegato, alle 18 del 26 settembre arriva via telefono in piazza Fiera la notizia che il vescovo Giovanni Maria Sartori è spirato. Aveva 73 anni. Un'ora dopo le campane di tutta la diocesi rintoccano a morte. Era stato chiamato dalla Santa Sede per superare certi contrasti che si erano creati nel mondo cattolico e clericale trentino soprattutto a seguito di prese di posizione non “ortodosse” di due, tre sacerdoti che da tempo con prediche e/o articoli giornalistici avevano destabilizzato certi equilibri del clero locale. L'obiettivo, almeno quello di sopire le tensioni, non era stato raggiunto (in un caso, addirittura, le tensioni erano peggiorate con le vibranti proteste in piazza) anche perché le condizioni di salute avevano obbligato il vescovo a rinunciare a molte occasioni “diplomatiche”.

La cronaca nera della primavera (marzo) del 1998 registra uno dei delitti di cui gli investigatori, pur impegnatissimi e con mezzi sofisticati, non sono mai riusciti a trovare il colpevole. La vittima, ancora una volta è una prostituta di 24 anni, questa volta uruguiana, che viene trovata in un appartamento di Centochiavi a Trento con la gola squarciata da un coltello. È tempo di grandi discussioni sul problema della prostituzione di strada e dunque questo delitto riaccende in maniera radicale le polemiche che dopo quello dell'altra prostituta di Corso Buonarroti si erano sopite.

Ed ora un po' di allegria con il neo premio Nobel della letteratura Dario Fo che dopo alcune polemiche si esibisce all'Auditorium di Trento riscuotendo fragorosi applausi con il suo Mistero Buffo. Nel novembre dell'anno precedente, per il suo trascorso di grande editore e lui stesso fondatore della omonima casa editrice, nella sala della cooperazione arrivano centinaia di studenti ad ascoltare Giulio Einaudi che dispensa loro suggerimenti di massimo equilibrio di fronte ai mutamenti della società.

In questo biennio sono numerosi i lutti di personaggi noti o famosi. Muoiono Giovanni Battista Monauni, 83 anni, ultimo della stirpe di stampatori ed editori con esordio nel lontanissimo1725. A 58 anni si spegne Rosanna Carrozzini, ex preside, ex assessore comunale del Psi. Per il mondo sportivo viene a mancare a 83 anni Camillo Rusconi, protagonista assoluto del Coni regionale mentre per quello giornalistico (ma anche sportivo, in particolare per il ciclismo) molto giovane (52 anni) ci lascia Adriano Morelli vice caporedattore Rai di Trento. Nel 1998 è la cultura e il mondo dei più piccoli lettori che vedono mancare due protagonisti. Nunzio Carmeni, siciliano d'origine ma una vita professionale in Trentino Alto Adige (insegnante e poi preside al liceo scientifico Galilei) si spegne serenamente a 79 anni. Poeta di grandissima sensibilità umanistica lascia un autentico vuoto nel mondo studentesco. I bambini e i ragazzi, invece, piangono Giovanna Borzaga che muore a 67 anni improvvisamente. È stata autrice di numerose fiabe, racconti, leggende, poesie. Per ultimo va anche ricordata la morte a 85 anni del fioraio Severino Bonvecchio, colui che “aveva contribuito a ridare alla città un po' di colore spargendolo a piene mani sulle ceneri della guerra appena terminata, coltivando fiori sui campi bruciati dalle bombe incendiarie”.













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