Da 8 mesi una famiglia vive in un’auto
La coppia con un figlio arriva dalla Romania: «Cerchiamo un posto dove dormire e un lavoro per mantenerci onestamente»
ROVERETO. Un’auto per casa. Nella quale mangiare quando fuori piove o fa freddo, nella quale dormire, nella quale piangere (capita anche questo) e consolarsi... Tutta la loro vita è lì: dentro quella scatola di metallo parcheggiata («fino a che non ci fanno sloggiare») in via delle Fosse. Sono padre, madre e figlio, arrivano dalla Romania e da otto mesi non hanno altro rifugio che la loro Volkswagen Passat blu notte: è tutto lì il loro mondo, la loro unica ancora di salvezza. «Non ci resta altro che questa: è la nostra cucina e la sera diventa la camera da letto quando abbassiamo i sedili. Ci viviamo da otto mesi nella speranza che prima o poi si riesca a trovare una sistemazione che ci consenta di vivere degnamente. Non siamo delinquenti, non abbiamo mai rubato... Non chiediamo tanto - dice in lacrime nel suo italiano stentato ma comprensibile Brindusa Hilitianu - Mi basta solo un posto da dormire almeno per un mese. Perché nel frattempo spero di trovare un lavoro per poi riuscire a pagare l’affitto di una stanza».
In Italia la donna con il marito Mihai e il figlio Clementin sono arrivati in Italia 8 anni fa: hanno fatto diversi lavori con lei come badante o donna di servizio: «Sono finita dentro in una setta religiosa a Salorno ma sono riuscita a venirne fuori, ho aiutato anziani in famiglia ma poi con una scusa o l’altra sono stata licenziata. Abbiamo vissuto in un appartamento, ma non potendo pagarlo siamo stati costretti a vivere in questa macchina. Guarda qua come siamo messi...» dice Brindusa con la voce rotta dal pianto. «Non abbiamo mai fatto male a nessuno, mai rubato, mai avuto problemi con la leggecompriamo da mangiare quello che costa meno, qualcuno ci dà qualche soldo e tiriamo avanti così: mi vergogno, ma questa è la vita» dice la donna. E il marito aggiunge: «Devo farmi quattro iniezioni al giorno di insulina ed ho lavorato per qualche periodo attraverso agenzie interinali, ma ora sono fermo. Non so come possiamo andare avanti...»
In inverno, con le temperature abbondantemente sotto lo zero, è stata dura vivere in macchina: «Per alcuni giorni siamo andati a dormire alla Caritas o al centro accoglienza, ma non possiamo rimanere per troppi giorni. La mia speranza - conclude la donna - è riuscire a trovare almeno per me una stanza (i coniugi avrebbero voluto un luogo che potesse ospitarli entrambi assieme ndr) per lavorare e guadagnare a sufficienza per pagare l’affitto di un appartamento».
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