«Cuneo fiscale, il nemico peggiore»

Ilaria Vescovi oggi cede la guida di Confindustria a Paolo Mazzalai


Ubaldo Cordellini


TRENTO. Ha tenuto ben saldo il timone anche in un mare in burrasca. Ilaria Vescovi oggi lascia la guida di Confindustria Trento e passa il testimone a Paolo Mazzalai. Durante il suo mandato è scoppiata la più grave crisi economica del dopoguerra, le imprese hanno fatto un ricorso massiccio alla casa integrazione, si sono persi posti di lavoro. La presidente, però, non si è persa d'animo. Ha moltiplicato gli sforzi. Ha incoraggiato le aziende a innovare, a investire, ad andare all'estero. Con il suo sorriso e la sua tenacia ha fatto il giro del Trentino per sostere gli imprenditori, per conoscere i problemi e contribuire a trovare le soluzioni. Adesso passa la mano e torna alla sua azienda, la Tecnoclima di Pergine che ha progetti ambiziosi per l'export. Oggi saluterà la base dell'associazione, ma indicherà ancora, come ha sempre fatto, la strada da seguire. La direzione giusta è quella di spingere sull'innovazione, sulla ricerca e lo sviluppo e poi cercare mercati nuovi. L'export delle imprese trentine vale appena l'8 per cento del fatturato. Troppo poco se si considera che la ripresa in molti paesi stranieri è già partita, mentre da noi stenta. La presidente Vescovi ha sempre chiesto coraggio e molti imprenditori l'hanno seguita. In questi mesi sono stati molti i progetti che hanno visto le aziende trentine investire con coraggio. Presidente Vescovi, qual è il suo bilancio di questi quattro anni passati alla guida dell'Associazioone industriali del Trentino? Il bilancio è positivo per tutto quello che abbiamo fatto, ma anche critico a causa della recessione che ha colpito l'economia mondiale. Ancora c'è tanta strada da fare. I dati che abbiamo dicono che la situazione che c'era prima della crisi è ancora lontana. Però in questi anni abbiamo avviato molte iniziative che dispiegheranno effetti positivi nel futuro. Ci vorranno anni, ma l'importante è aver dato il calcio d'inizio. Io sono soddisfatta. Avevo in mente delle cose e sono riuscito a metterle in campo. A lei è toccato guidare gli industriali trentini nel periodo peggiore dal dopoguerra. Peggio di così non poteva succedere, però abbiamo reagito bene e i numeri lo dimostrano. All'assemblea darò dei numeri sugli investimenti che sono abbastanza sorprendenti. Questo vuol dire che gli imprenditori hanno continuato a crederci. Le aziende trentine, però, continuano a essere sottocapitalizzate. Questo è un dato che si registra a livello nazionale e anche nel nordest gli analisti ritengono che le imprese siano un po' meno patrimonializzate del dovuto. Però, in Trentino c'è movimento. In un anno, anche grazie ai prestiti partecipativi della Provincia, sono stati investiti 100 milioni di euro per aumentare il capitale delle imprese. E' un percorso avviato anche questo e ci vorrà del tempo. Certo, in questi anni margini non ce n'erano molti. Risorse per investire e capitalizzare ce ne sono state poche. Anche la produzione industriale è ancora sotto del 17 per cento rispetto all'aprile 2008. Lei vede segni di ripresa? In alcuni settori c'è ripresa. Vanno meglio le imprese che hanno innovato, ma che soprattutto hanno internazionalizzato. I settori che non possono farlo soffrono. Il settore che soffre di più è l'edilizia. Anche l'estrattivo soffre abbastanza. Gli imprenditori di Treviso hanno marciato contro la situazione di stallo del paese. Lei avrebbe organizzato una marcia come quella? Era una richiesta silenziosa. La nostra situazione, in Trentino, è molto diversa dal punto di vista del supporto della politica. Noi abbiamo un rapporto franco e costruttivo con la politica. Ci sono sempre state date risposte e attenzione. Posso dire che qui in Trentino c'è sempre stato un gioco di squadra positivo. Ognuno nel proprio ambito, politica, imprese e sindacati, cerca di far crescere il territorio. Tiriamo tutti nella stessa direzione e passi avanti ne sono stati fatti in questi anni. Anche nella gestione della crisi c'è sempre stata la volontà di andare avanti in maniera compatta. In questa realtà non ci siamo divisi. Ma gli imprenditori di Treviso protestavano anche per l'inerzia e l'immobilità del paese. Noi siamo in una Provincia autonoma. Per fortuna molte competenze economiche sono della Provincia e le nostre istanze sono sempre state ascoltate. Ma la situazione generale del paese come le sembra? Il paese fa fatica, tanta fatica. Abbiamo una lunga serie di svantaggi rispetto ai nostri competitors. Non dico solo rispetto ai paesi emergenti o al Bric, ma anche rispetto ai nostri vicini europei. Basta guardare alla pressione fiscale. Da noi è al 68 per cento, in Germania è venti punti sotto, al 48 per cento e nel Regno Unito al 37 per cento. Questo senza parlare dei costi dell'energia, del deficit infrastrutturale, del cuneo fiscale. Gli svantaggi che ci appesantiscono sono tantissimi. Di tutti questi svantaggi del nostro sistema paese, qual è il peggiore secondo lei? Il cuneo fiscale è sicuramente lo svantaggio maggiore. Il costo del lavoro italiano è gravato da una quota altissima di imposte e contributi. La differenza tra quanto un lavoratore prende e quanto costa all'azienda è troppo elevata. Occorre trovare il modo di riequilibrare il sistema. Bisogna riequilibrare le imposte sul lavoro. Si tratta anche di aumentare la capacità di consumo. Bisogna rivedere un po' tutto. Che consiglio dà a Mazzalai? Beh gli consiglio soprattutto di vedere nell'industria e nell'associazionismo un serbatoio di individualità ed esperienze straordinarie. Per me guidare Confindustria Trento è stata un'esperienza straordinaria. Un'esperienza umana, che a mio giudizio vale la pena di vivere pienamente e non solo come un ruolo di rappresentanza. Facendo il presidente dell'Associazione industriali vieni a conoscere persone, storie ed esperienze fuori dal comune. Per questo per me è stata un'esperienza unica. E dopo quest'esperienza che farà da grande? Ho la fortuna di avere una bella azienda a Pergine e farò l'imprenditrice. Amo questo lavoro. Io dico sempre che non amo i percorsi prestabiliti. Mi piace, invece, vivere quello che capita. Ho fatto la presidente e ora torno in azienda piena di entusiasmo: non è che ho altre mire od obiettivi. Penserò alla mia azienda.

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