Crisi, operai e sacrifici «Non ci sono alternative»

Mazzalai (Confindustria): rimodulare la produzione consente di sopravvivere ma fino a quando il governo non calerà la tassazione la crescita resta impossibile


di Paolo Morando


TRENTO. Mercato in crisi, calo della produttività, operai sotto pressione. C’è il rischio di andare verso un’autunno caldo? Paolo Mazzalai, presidente di Confindustria Trento, è drastico: «Autunno, inverno, primavera... saranno tutte stagioni calde se non si risolveranno i problemi strutturali del sistema produttivo italiano».

Presidente Mazzalai, quali sono in Trentino le situazioni più critiche? In questi giorni si parla della Gallox di Rovereto.

Qui fortunatamente non ci sono casi Alcoa, ma ciò non toglie che moltissime piccole e medie aziende soffrono e devono risolvere i problemi con il volo a vista, riorganizzando i propri sistemi produttivi, facendo fronte al calo delle richieste del mercato e al blocco del credito.

Uno degli impegni di Confindustria Trento consiste nel cercare di spingere all’aggregazione proprio le piccole e medie imprese. A che punto siamo?

È un passaggio che non può essere scisso dal quadro generale. Con un mercato domestico stagnante, serve un incremento delle possibilità di consumo dei mercati, che devono riprendere ad assorbire la produzione delle aziende. Senza questo elemento, possono aggregarsi solo imprese che possono aspirare a mercati più ampi. E anche in Trentino c’è chi tenta di farlo.

Intanto però la crisi dei mercati costringe le aziende a rimodulazioni quasi quotidiane dei sistemi produttivi, anche a scapito dei lavoratori.

Ma è proprio la capacità di adeguarsi alle condizioni esterne, usando tutti i sistemi disponibili concordati con le parti sociali e compatibili con le normative, che segna la differenza tra aziende, tra la competitività e l’eutanasia.

Non crede che a un certo punto gli operai potrebbero non farcela più?

Purtroppo per ora non c’è alternativa. L’alternativa è solo la disoccupazione, che sarebbe ancora più grave. Ma ripeto: questo adeguamento al mutare delle condizioni, attraverso sacrifici distribuiti in azienda, e che riguardano anche i datori di lavoro, è un segno di responsabilità collettiva: degli imprenditori e dei loro collaboratori.

Contratti di solidarietà: l’assessore Olivi ha ipotizzato che la sua applicazione potrebbe diventare requisito per la concessione di incentivi provinciali alle imprese.

Il coinvolgimento delle maestranze nella gestione aziendale è un auspicio lodevole, ma rischia di essere un’operazione non efficace se slegata dal quadro generale. In Germania c’è un altro modello di flessibilità, i lavoratori possono partecipare non solo alle decisioni ma anche al capitale aziendale. Mentre da noi, per fare solo un esempio, il tfr non rimane più in azienda.

Dunque agli operai non rimane che stringere i denti.

Almeno fino a quando questo governo non si deciderà a passare dalla leva della tassazione alle misure per la crescita. Accise sulla benzina, Irpef regionale, Imu... riducendo così la capacità di spesa dei cittadini è difficile pensare di far ripartire la domanda interna. Chi ci governa dovrebbe invece considerare azioni straordinarie.

A che cosa si riferisce?

Cose note: detassazione dei salari, abbattimento del cuneo fiscale, tassazione delle transazioni finanziarie, cioè di patrimoni improduttivi.

Si dovrà attendere le elezioni e un nuovo governo?

Il paziente non può aspettare che il medico si laurei, va soccorso subito. Altrimenti, una volta laureato, il medico quel paziente lo troverà senza vita.

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