Crisi, da mesi senza stipendio
Il dramma di un operaio: «Neanche un posto da lavapiatti»
ROVERETO. Quando la crisi economica ti sconvolge la vita. Nicola D. ha 43 anni, abita a Lizzanella, la sua qualifica è "operaio a controllo numerico su macchina Cm". Per 19 anni ha lavorato alla Adler. Fino a tre anni fa, quando l'azienda lo ha considerato "esubero": un anno di cassa integrazione, quindi due anni di mobilità (terminata a luglio 2011). Convinto di ritornare presto a lavorare, da agosto dello scorso anno invece non percepisce lo stipendo.
Colpa della crisi mondiale che attanaglia anche le piccole e medie imprese del "ricco" Trentino? Nicola non sa spiegarselo. Terminata la mobilità, ha fotocopiato il proprio curriculum vitae e lo ha inviato in tutte le aziende della Vallagarina e del Basso Trentino. E ha aspettato, lavorando part-time per una ditta che fa segnaletica stradale. «In poche settimane ho speso 300 euro di fotocopie, ma finora non ho ricevuto alcuna risposta positiva», racconta al Trentino. Nicola è in crisi: «Non capisco perché non mi mi chiamano. Stare a casa, a non fare niente, mi dà fastidio. Non sono un incapace».
L'operaio tira avanti grazie all'unico stipendio che entra in casa. «Se non ci fossero i mille euro della mia fidanzata - spiega - io non riuscirei a pagare l'affitto, le spese e a mangiare». Si dice molto preoccupato. «Ho pure tentato di avere un colloquio con il sindaco Miorandi. Ma non ci sono riuscito. Nella sua segreteria, mi hanno detto di provare ad iscrivermi ad Azione 10», racconta ancora. «Mi sono iscritto subito, ero il numero 10. Sono tornato dopo qualche settimana ed ero già diventato quarantesimo», spiega.
«Sono deluso, perché speravo che per i lavoratori trentini fosse riservata una quota minima, invece la lista comprende solo stranieri. Non sono razzista, ma non mi sembra giusto. Anche i lavoratori trentini sono in difficoltà, tanto quanto gli stranieri». Dopo l'amaro sfogo, Nicola lancia un appello: «Sono pronto a fare qualsiasi tipo di lavoro, anche il lavapiatti. Ma fatemi lavorare. Restare a casa, senza fare niente, mi dà solo fastidio».