Cresce in valle la paura per le razzie dell’orso

Il sindaco di Strembo, Botteri: «Per i turisti potrebbe essere un boomerang» E il primo cittadino di Caderzone, Mosca: «Cerchiamo di evitare il peggio»


di Walter Facchinelli


STREMBO. «Non siamo più padroni del nostro territorio. Non possiamo più andare in montagna e tenervi degli animali all’aperto». Questo il pensiero di Fabrizio Masè, vicepresidente della Sezione Cacciatori e vicecomandante dei Vigili del Fuoco di Strembo, ma è anche il pensiero di tante persone che preferiscono non parlare per non esporsi. In Val Rendena accanto alla preoccupazione per l’orso, per i danni economici e soprattutto affettivi che provoca, monta la protesta di chi non si sente più libero di vivere la montagna come prima. Fabrizio Masè si sente parte in causa «A duecento metri da dove l’orso ha sbranato l’asina dei Botteri, io ho un cavallo, un’asina che tra un mese dovrebbe partorire e un piccolo asinello di un anno». La notte scorsa e anche la precedente i forestali hanno lasciato sul posto la carcassa dell’asina di Guido e Piervito Botteri, al fine di accertare se si è trattato di un’orsa coi cuccioli, come è stato riferito o, visto che siamo nella stagione degli amori, non fosse un maschio in compagnia di una femmina. «Potrebbero aver scambiato la femmina per un piccolo d’orso - spiega il sindaco di Strembo Guido Botteri - perché la femmina è piccola, pesa circa 70 chili a differenza del maschio che arriva a 150». Le rilevazioni notturne, non hanno dato alcun risultato, e oltre ai forestali con telecamere a sensore, anche Fabrizio Masè, preoccupato per i suoi animali, è salito ben tre volte alla stalla durante la notte.

Cresce l’idea che il progetto Life Ursus nato proprio a Strembo al Parco Adamello Brenta nel 1999, sia sfuggito di mano. C’è chi punta il dito alle cucciolate troppo numerose, e se questo inorgoglisce gli ambientalisti per il suo valore come indicatore di salute, dall’altra mette preoccupazione. «La gente della valle ha paura di andare in montagna - sottolinea Fabrizio Masè - non siamo più liberi». Preoccupati della sua presenza ai margini dei centri abitati, lo sono anche i sindaci Emilio Mosca (Caderzone Terme) e Guido Botteri (Strembo). «Stiamo attenti - afferma Botteri - che l’orso non diventi un boomerang. Se serve a richiamare turisti ben venga, se la sua presenza viene avvertita come una minaccia e i turisti cambiano zona, allora il problema è serio». I forestali tranquillizzano e minimizzano, ma gli avvistamenti, con o senza danni, si moltiplicano in tutto il Trentino. «Lo conferma è il fatto- dice Masè - che in due settimane ha ucciso tre asini tra Spiazzo, Strembo e Caderzone, e non saranno neanche gli ultimi». La domanda è: «Cosa fare quando aumentando di numero prenderanno l’abitudine di cacciare vicino ai paesi?» Fabrizio Masè e Guido Botteri s’interrogano: «L’orso non aggredisce l’uomo, però...». Botteri non esclude provvedimenti se la situazione si dovesse aggravare. Mentre Mosca commenta: «Senza affossare il progetto, meglio trovare degli aggiustamenti per evitare che succeda il peggio».













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