Costi della politica: la maggioranza non molla un cent
Non passa la proposta della Lega di ridurre le indennità aggiuntive degli assessori. La coalizione: solo demagogia
TRENTO. Fin che se ne parla va bene. Anche per ore, se necessario, ma quando si tratta di decidere, non c’è verso: un dito schiaccia il pulsante del no e l’altra mano corre sul portafoglio per tenerlo stretto. Anche ieri l’ennesima proposta di ridurre le indennità dei politici è stata bocciata per volontà della maggioranza. Le motivazioni restano sempre le stesse: serve un progetto organico, meglio che se ne occupi la Regione, in fondo i tagli sono già stati fatti, e poi Bolzano guadagna molto di più. L’impressione è che nell’aula ancora non abbiano chiaro quello che succede al di fuori. La riduzione di 290 euro sulla diaria decisa a livello regionale, pur nella sua limitatezza, era stata recepita dagli elettori come un buon segnale di presa di coscienza. Ma evidentemente non è stato così.
Anche ieri in aula si è rivissuto un dibattito già visto. La proposta leghista era concentrata sulle indennità della giunta (anche questo per la verità è un difetto delle iniziative politiche: si parla solo del portafoglio altrui, mai del proprio) che Filippin avrebbe voluto dimezzare, portando al 25% rispetto all’indennità di consigliere provinciale quella del presidente e al 15% quella degli assessori. «Alla fine un risparmio minimo - ha convenuto Filippin - ma importante come segnale. Certo, tagliando la porta girevole si risparmierebbero 5 milioni e sarebbe meglio, ma questo potrebbe almeno essere un inizio».
Renzo Anderle (Upt) ha bocciato la proposta perché va ad incidere troppo poco sui costi della politica e soprattutto perché sarebbe più produttivo fare una proposta più organica a livello di consiglio regionale. Meglio, dice invece il consigliere di maggioranza, rivedere le indennità riconosciute agli amministratori e ai membri degli organi collegiali delle società controllate. Anche per Margherita Cogo la proposta è solo demagogica: chi ha funzioni aggiuntive di responsabilità, ha detto, è giusto che abbia un’indennità aggiuntiva. E comunque, è la sua tesi, «l’indennità dei consiglieri è già molto bassa tanto da trovarci al penultimo posto in Italia perché il taglio dei compensi dal 2008 ad oggi non è stato di 290 ma di 1666 euro».
Curioso, invece, l’atteggiamento di Bruno Firmani dell’Idv. Curioso perché il c onsigliere di maggioranza aveva fatto una proposta analoga a quella della Lega, prima di ritirarla e poi astenersi dal voto finale. «Sarebbe stato un voto parziale - spiega - perché si dovrebbe intervenire anche sull’ufficio di presidenza, l’unico che può decidere da solo le proprie indennità. E, per quanto ne dica il presidente Dorigatti, non si è ancora mosso. A luglio porteremo la mia proposta e quella della Lega, in modo da votare un intervento più completo». Deluso Filippin, che forse sperava in una migliore accoglienza. Più scontato l’esito per Savoi: «Da una parte si rigetta la proposta solo perché arriva dalla Lega, ma dall’altra si chiede il nostro appoggio alle iniziative di maggioranza».
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