«Coprirono» il collega, poliziotti indagati

Ammanchi alla Polisportiva della Questura, cinque agenti nei guai per omessa denuncia


Ubaldo Cordellini


TRENTO. Ventotto capi di imputazione, nove persone indagate, tra le quali anche sei poliziotti (compreso il già «noto» Tomio). Accuse che vanno dalla truffa al falso, mentre a cinque poliziotti viene contestato il reato di omessa denuncia. La Procura ha inviato in questi giorni l'avviso di conclusione delle indagini della seconda tranche dell'inchiesta sulla truffa architettata dal poliziotto Roberto Tomio in combutta con un uomo che si trovava in Trentino per ragioni di sicurezza.

Il pubblico ministero Maria Colpani ha inviato l'avviso di conclusione delle indagini e si prepara a chiedere il rinvio a giudizio. Ricordiamo che siamo ancora in fase di indagini preliminari e le accuse sono tutte da provare. Gli indagati hanno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati e indicare fonti di prova a loro discarico Per Tomio era già stato chiesto il giudizio immediato in relazione ad una serie di accuse che andavano dal peculato alla corruzione. Adesso è stata chiusa anche l'inchiesta principale. Gli indagati in tutto sono nove, ma bisogna distinguere bene le posizioni.

Tomio è accusato di aver architettato la truffa insieme all'uomo che si trovava in Trentino per ragioni di sicurezza. In relazione alla truffa sono indagate anche altre due persone, un uomo e una donna. A cinque poliziotti in servizio a Trento, invece, la Procura contesta il solo reato di omessa denuncia in relazione alla vicenda della policesportiva, ovvero la polisportiva della polizia. Ovviamente anche in questo caso si tratta di contestazioni tutte da dimostrare.

Tra i poliziotti indagati c'è anche un vicequestore, Francesco Messina, gli altri sono Raffaele Tamanini, Ernesto Razzino, Luca Dallavecchia e Ferdinando Giua. Secondo quanto ipotizzato dalla Procura, i poliziotti, alcuni dei quali facevano parte del direttivo e del collegio dei revisori dei conti della Policesportiva, non avrebbero denunciato un ammanco di 30 mila euro che sarebbe stato causato da Tomio.

L'accusa di omessa denuncia è un atto dovuto nato da una costola dell'altro procedimento giudiziario che vede come protagonista lo stesso Tomio. Quest'ultimo, sempre secondo le accuse, avrebbe causato l'ammanco nelle casse della Police sportiva e avrebbe chiesto consiglio su cosa fare per evitare problemi. A quanto pare della questione sarebbero stati informati i poliziotti che avevano un ruolo nella Policesportiva, ma che non lo avrebbero denunciato. Per questo motivo ora si trovano indagati. Invece è bene ricordare che non c'è nessun coinvolgimento dei poliziotti con la vicenda delle truffe di cui è accusato Tomio, che è difeso dall'avvocato Chiara Pontalti.

Tomio è stato arrestato dai suoi stessi colleghi all'inizio di febbraio con l'accusa di essere protagonista di una truffa da 600 mila euro. In cella era finito anche un quarantenne di fuori provincia che si trovava a Trento per ragioni di sicurezza. Per la stessa vicenda ora sono indagate altre due persone. Per tutti è arrivato l'avviso di conclusione delle indagini. Secondo la ricostruzione che è fatta dalla procura i due avrebbero finto di acquistare per dei commercianti trentini degli appartamenti all'asta giudiziaria del tribunale di Verona. E per farlo, questa è l'accusa, Tomio avrebbe anche falsificato delle carte.

I due si trovano ancora in carcere. Al centro dell'indagine ci sono degli acquisti - mai eseguiti - di appartamenti. Secondo la Procura sarebbe stato Roberto Tomio a presentare all'altro arrestato due commercianti trentini. Le «vittime» conoscevano Tomio e pare si fidassero anche in virtù del suo lavoro di poliziotto. Dopo i primi incontri il «secondo uomo» proponeva l'affare che si sarebbe rivelato un bidone.













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