Cooperazione, doppia sfida a Schelfi
Oltre a Pancher in campo anche Bona. Ma ancora latitano i programmi
TRENTO. Due, anzi tre candidature per la Federazione della cooperazione: Diego Schelfi, Sandro Pancher e, non lo si dimentichi, Erman Bona. Finalmente a due mesi dal voto s'annuncia un bel confronto sullo stato del movimento, sui problemi e sulle ricette per risolverli. All'assemblea mancano ancora due mesi: per via Segantini un'occasione d'oro per trovare, da qui al 15 giugno, il coraggio di affrontare il passaggio con spirito - la parola è inevitabile - democratico. Non è detto che vada così, ma è sperabile che accada. Tutto nasce dalla richiesta fatta a Schelfi da una significativa fetta della cooperazione di presentarsi per il quarto mandato. E' un punto critico - lo statuto prevede il limite di tre mandati, ma anche la possibilità di derogarvi - è c'è chi ha detto no, si faccia spazio ad altri, si favorisca il rinnovamento. Da qui nascono le candidature di Bona, agricoltore e presidente della Cassa Rurale di Mori, e di Sandro Pancher, anch'egli agricoltore, ex assessore del Comune di Mezzocorona, presidente della locale Cassa Rurale, nonché presidente di Promocoop. Che cooperazione hanno in mente i due contendenti? Non si sa. Sinora è chiaro solamente che si oppongono al quarto mandato di Schelfi, il che potrebbe essere sufficiente se elencassero errori e debolezze dei suoi nove anni di mandato. Esercizio nemmeno troppo difficile, a dire il vero, ma su questo hanno pubblicamente taciuto. L'unico argomento proposto è quello caro a Marina Mattarei, vice presidente della Federazione, nonché "personalmente amica" di Schelfi, la quale gli rimprovera che un anno fa aveva assicurato che "la deroga per il quarto mandato non lo riguardava". Insopportabile mancanza alla parola data, sentenzia. Legittima reazione, ma lo statuto della cooperazione prevede l'eccezione, sottoponendola al giudizio della maggioranza qualificata dell'assemblea. Insomma non c'è forzatura, il quarto mandato è legittimo e le ragioni di Mattarei, se ripetute all'infinito, rischiano di diventare lagna. Deciderà l'assemblea che, anche in via Segantini, è organo sovrano. Resta per ora insoddisfatta la domanda sui progetti dei due candidati alternativi. Bona ha fatto sapere che presenterà il suo programma in settimana e chiede a Schelfi, perché tutti possano esaminarlo e discuterlo, di pubblicarlo sul sito della Cooperazione. Se così non fosse, ha già pronto un sito personale su cui diffonderlo. Pancher, presentando sabato scorso la propria candidatura, si è impegnato ad illustrare la proposta nelle prossime settimane. I due "avversari", insomma, sono scesi in campo, ma ancora non si sa perché, salvo un generico "meglio cambiare", ragione - senza con ciò stabilire un parallelo con quegli avvenimenti - che già vent'anni fa aveva ammaliato molti italiani, tanto che ora ne stiamo pagando tutti le conseguenze. Cambiare, ma per fare cosa? I temi su cui la cooperazione potrebbe esercitarsi non mancano: i soldi pubblici sprecati e la fatica tellurica per costituire il polo latte, la timidezza (almeno sino a poco tempo fa) della certificazione dei bilanci e della vigilanza che ha ritardato l'intervento su alcuni disastri cooperativi (cantine di Avio, Nomi e naturalmente LaVis), l'allegra gestione dei rischi che hanno portato tante Casse Rurali ad esporsi con lo stesso personaggio, trascinando se stesse e l'intero movimento nei suoi pasticci finanziari. Cose accadute nel corso dei nove anni di presidenza Schelfi, alle quali - va detto - s'è posto e si sta ponendo rimedio. Pancher e Bona hanno ricette migliori? Nell'attesa di capire con "cosa" confrontarsi, Schelfi ieri si è recato in visita pasquale ad un'anziana zia suora ed al ritorno s'è detto "sereno": la maggioranza della cooperazione gli ha chiesto di restare altri tre anni e lui accetta la sfida. Anche lui, come il resto dei cooperatori, resta in attesa che i due contendenti raccontino la loro analisi e propongano le loro soluzioni. "Quando idee e sensibilità diverse si manifestano è un'occasione di crescita per tutti" dice. Poi, alla fine, si vota.
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