«Contributi casa, controlli contro chi ha barato»

L’assessore della Comunità delle Giudicarie promette tolleranza zero: «Chi ha acquistato con agevolazioni dovrà abitarci, pena la perdita della somma»


di Ettore Zini


GIUDICARIE. Brucia ancora la vicenda dei contributi “casa”. In Comunità di Valle, non passa giorno, senza che arrivino lamentele da parte degli esclusi. Tanto da indurre l’assessore competente Piergiorgio Ferrari a fare una precisazione sui controlli: «Faremo verifiche puntuali, perché chi ha preso i contributi rispetti tutte le clausole contenute nella domanda».

Le continue lagnanze dei “bocciati”, hanno indotto a mettere sull’avviso i beneficiari sui possibili controlli al termine dei lavori, che non saranno solo a campione, com’è prassi. L’obbligo per chi ha ricevuto i contributi è di abitare personalmente l’immobile. E la Comunità vigilerà perché i termini siano rispettati. Il riferimento è per le categorie “acquisti e costruzioni”. Che - a diversità di quanto accade per le “ristrutturazioni” dove, a lavori ultimati, il proprietario può anche vendere l’immobile il giorno dopo - vincola i beneficiari a utilizzare di persona l’abitazione per 10 anni. Condizione tassativa, tra l’altro, specificata nel modulo di presa d’atto, fatto sottoscrivere agli intestatari. «In caso di acquisto – dice l’articolo 82 della Legge - gli alloggi oggetto dei contributi devono essere occupati dai beneficiari. Salvo deroghe o autorizzazioni, rilasciate per giustificati motivi». La clausola è chiara. L’immobile acquistato o costruito con il contributo della Provincia, dovrà essere abitato esclusivamente da chi ha percepito le agevolazioni. Pena la restituzione delle somme ricevute.

Il perché di tanta solerzia nel rimarcare i vincoli, lo precisa Ferrari: «A seguito delle numerose lamentele si deve essere inflessibili. E mettere in guardia i proprietari che i controlli ci saranno». «Anche perché - spiega - più di una persona ci ha fatto osservare come in graduatoria ci siano molti giovanissimi che vivono in famiglia. Per i quali, visto la giovane età, non è certo il distacco dalla famiglia, ed è presumibile che a coprire il denaro mancante al contributo del 50% siano i loro genitori. Per evitare che le agevolazioni ricevute si rivelino pure e semplici speculazioni immobiliari, sarà nostro compito verificare che le case siano utilizzate secondo i criteri di legge». Fin qui le dichiarazioni dell’assessore. Per chiarire meglio i meccanismi di questa legge che, non solo in Giudicarie ma anche in altri valli del Trentino ha indispettito moltissime persone, riportiamo il caso di due sorelle, studentesse. Una di 19 anni e l’altra di 20, che hanno percepito 130 mila euro di contributo, per l’acquisto di due nuovi alloggi. Appartengono a una famiglia benestante ed hanno superato in graduatoria padri di famiglia privi di casa, in virtù del punteggio Icef e del requisito sulla residenza. Con l’Icef zero (studentesse senza impiego), hanno guadagnato 45 punti. Con la residenza, dalla nascita in provincia di Trento, altri 30: totale 75 punti. Un punteggio impossibile da eguagliare da lavoratori con redditi anche minimi. Il caso è di quelli limite. Ma, esemplifica, in modo lampante, come la legge provinciale sulle agevolazioni casa, presenti le lacune che hanno generato tanta indignazione.













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