«Contagio interno impossibile. A meno che...»
Un operatore dell’Azienda sanitaria: «Più facile il gesto deliberato di uno psicopatico, che però non si può prevenire»
TRENTO. Il contagio all’ospedale per un errore medico-infermieristico? Impossibile. Più facile, in termini puramente teorici, che sia stato l’esito di un atto deliberato compiuto da un dipendente “psicopatico”.Ne è fermamente convinto un operatore dell’Azienda sanitaria, che ben conosce le procedure seguite nel trattamento dei pazienti ricoverati al Santa Chiara e che ha deciso di parlare solo sotto la tutela dell’anonimato.
«In ospedale - afferma - tutto il materiale che va a contatto con il sangue è monouso, tutto viene gettato in appositi contenitori. Ci sono procedure strettissime, siamo uno dei pochissimi ospedali italiani certificati Joint Commission International, procedure che vengono regolarmente controllate e validate da una commissione di esperti internazionali. L'unico modo che vedo possibile per lo scambio di sangue attraverso una venipuntura è che questo sia avvenuto "deliberatamente". Ci sono, anche in Italia e anche recentemente, storie di personale psicopatico/malato che ha ucciso degenti con iniezioni di morfina, aria, potassio, ecc... Di solito si trattava di persone anziane e malate ricoverate in geriatria, casa di ricovero, rianimazione. In tal caso, imponderabile, non vi sarebbe e non vi potrebbe essere prevenzione».
C’è poi l’ipotesi del contatto diretto. «Premetto che non sono un infettivologo - precisa l’addetto ai lavori - ma che il semplice contatto tra Sofia e un'altra bambina malata di malaria possa trasmettergliela è fantascienza. Ci dev'essere scambio di sangue. Infatti i malati di malaria non sono e non vanno isolati».
Non si può ancora escludere (come del resto sostiene il procuratore capo Marco Gallina nell’articolo sotto) il contagio “classico” attraverso il tramite dell’insetto. «Che le zanzare anofele in Italia non esistono - osserva l’operatore - mi pare una dichiarazione inventata di sana pianta dalla ministra (e/o dal suo governo). Ricordo che il Trentino aveva reso conto di una risposta ad una interrogazione da parte dell'assessore Luca Zeni. L'assessore aveva citato infatti una ricerca da parte della Fondazione Mach di S. Michele sulle zanzare; negli ultimi quattro-cinque anni di campionamento effettuato in diciotto località trentine erano state catturate circa trentamila zanzare di varie specie tra le quali però anche le anofele. Meno di un centinaio, è vero, ma ci sono. E se sono arrivate a Trento ci sono anche nel resto dell'Italia. Che poi nelle trappole installate nel reparto di pediatria circa un mese dopo il possibile contagio non siano entrate non vuol dire niente. Sicuramente la conferma del contagio attraverso il vettore zanzara sarebbe un problema di salute pubblica e soprattutto un enorme problema per il turismo. Immaginiamo un’Italia indicata come paese a rischio malaria... Per concludere finirà che non si troveranno colpevoli se non il generico "Ospedale", verrà pagato un risarcimento alla famiglia, e tutti (o quasi) vivranno felici e contenti».