Consulenze ai professori, scontro sul codice etico
Tre anni di «quarantena» in ateneo per chi ha avuto incarichi dalla Provincia. Dura reazione di Bassi: «Non va. Parliamo di assenteismo e attività esterne»
TRENTO. Quarantena da incarichi in ateneo per chiunque, nei tre anni precedenti, abbia ricevuto consulenze dalla Provincia. Allo stesso modo, chi ha ricoperto incarichi negli organi dell'Università non potrà nei tre anni successivi assumere incarichi istituzionali o professionali da enti pubblici o privati potenzialmente in conflitto con l'interesse dell'ateneo. La norma contenuta nel nuovo Codice etico dell'Università di Trento (presentato nell'ultima seduta del consiglio di amministrazione) è severa e destinata a far discutere. Lo dimostra il duro commento del rettore Davide Bassi, che ha inviato le sue osservazioni alla stessa commissione, al cda, al Senato accademico, al Consiglio degli studenti e alla Commissione per la ricerca scientifica.
Appena incassata l'approvazione del nuovo (contestato) Statuto da parte di Ministero e Provincia, il terreno di discussione si sposta sul Codice etico, la “carta dei diritti e dei doveri” che l'Università ha deciso di darsi per regolare i rapporti interni e con l’esterno. Quindici pagine, elaborate da una commissione incaricata dal cda e presieduta dalla professoressa Paola Villa, che passa in rassegna principi e valori, le regole di condotta, e istituisce una commissione etica con funzioni di indirizzo, indagine e controllo sull’attuazione del codice.
Conflitto di interessi. L’approvazione spetta al Senato accademico, ha ricordato il rettore, che sul codice etico ha intenzione di convocare anche un’assemblea di ateneo. Intanto ha voluto dire la sua, giudicando eccessiva l’enfasi data dalla commissione al conflitto d’interessi, in particolare nei confronti della Provincia. La questione è stata del resto l’oggetto di scontro durante tutto il dibattito sullo Statuto. La proposta della commissione prevede che non possa assumere incarichi all’interno dell’ateneo chi nei tre anni precedenti è stato componente di organi della Provincia o di suoi enti strumentali. Analogamente, i membri dell’Università che hanno ricoperto incarichi istituzionali o dirigenziali non potranno assumere per tre anni incarichi istituzionali o consulenze.
Consulenze. Proprio al capitolo consulenze, si stabilisce che i docenti che nei 3 anni precedenti abbiano ricevuto consulenze private (non meramente nominali) dalla Provincia, non possono ricoprire cariche o sedere in organi di governo dell’ateneo. «Una quarantena discutibile», la bolla Bassi, «sembra una norma pensata apposta per escludere qualcuno». Il rettore sollecita i colleghi ad affrontare più in profondità anche altre questioni. La prima: l’assenteismo dei docenti, «che sfruttando le blande norme disciplinari non garantiscono un’adeguata presenza in ateneo». «Non vogliamo fare una battaglia contro i pendolari, ma non possiamo far finta di niente. La proposta di codice è troppo vaga». Ancora: l’impegno a fare ricerca deve essere considerato prioritario come quello sulla didattica, «i docenti scientificamente inattivi producono un danno a tutto l’ateneo perché incidono negativamente sui finanziamenti legati ai risultati». Terzo: le attività didattiche o professionali esterne: «Non è etico ritenere che le autorizzazioni a svolgerle siano un atto dovuto e non si devono esercitare pressioni per ottenerle». Bassi guarda poi con qualche preoccupazione al principio dell’«equità distributiva» nell’impiego delle risorse: attenzione, avverte, «non è eticamente accettabile che si distribuisca a tutti con logiche da manuale Cencelli. Andrebbe contro il principio del merito».
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