Consiglio bloccato Omofobia, la legge slitterà all’estate
Ma la maggioranza respinge la proposta delle minoranze e prova a forzare: in aula fino a lunedì, weekend compreso
TRENTO. Consiglio provinciale paralizzato dall’ostruzionismo delle minoranze per bloccare il disegno di legge sull’omofobia che si aprirà oggi in aula. Ostruzionismo «preventivo», è la nuova strategia utilizzata in questa tornata dal centrodestra, in testa la Civica di Rodolfo Borga, che ha alzato un muro di emendamenti (700) sul disegno di legge sui rapporti tra il Trentino e l’Unione europea. Ieri la giornata è stata scandita da continue sospensioni dei lavori d’aula nel tentativo di trovare una via d’uscita. Nulla da fare. Fallita anche la mediazione del pomeriggio portata avanti dal vicepresidente Alessandro Olivi. La prospettiva è che - dopo altri quattro giorni di consiglio, da qui a lunedì - la legge sull’omofobia venga sospesa per la seconda volta e ripresentata dopo le comunali di maggio. Da martedì infatti la sospensione dei lavori diventa una strada «obbligata»: martedì è in calendario la commissione provinciale con all’ordine del giorno il piano per la salute; mercoledì, soprattutto, è convocato il consiglio regionale per discutere il disegno di legge sulla doppia preferenza di genere, e si rischia di andare ad oltranza per l’ostruzionismo già preannunciato dal centrodestra.
Ieri intanto la maggioranza ha respinto al mittente la proposta avanzata dalle minoranze: in sostanza, la richiesta di Borga &co era di sospendere e rinviare a settembre il disegno di legge sull’omofobia, in cambio le opposizioni hanno offerto una serie di disegni di legge su cui non si sarebbero impegnate a non fare ostruzionismo. Ma - ed è questo il punto che ha fatto saltare la trattativa - alla maggioranza veniva chiesto a sua volta l’impegno a non adottare, quando la legge sull’omofobia sarebbe tornata in aula, lo stratagemma della «ghigliottina» che abrogando alcuni articoli del disegno di legge, in automatico farebbe decadere in un sol colpo centinaia dei 2 mila emendamenti presentati.
Fatti due calcoli, e conteggiando un’ora e mezza ad emendamento, accettare l’offerta equivaleva a qualcosa come 250 giorni d’aula per approvare la legge. «Un ricatto inaccettabile», commenta il consigliere Pd Mattia Civico, primo firmatario della proposta di legge confluita nel testo unificato insieme alla legge d’iniziativa popolare firmata da 7 mila cittadini.
Dalla maggioranza, compatta, è arrivato un no: «Il regolamento è di tutti, non decidete voi cosa possiamo fare e cosa no». Conclusione: il consiglio è stato convocato da qui a lunedì (compreso), sabato e domenica inclusi (mentre le minoranze avevano proposto una sospensione tattica nel fine settimana per riprendere fiato). La maggioranza punta invece proprio con le sedute no-stop a scalfire il fronte delle opposizioni. Ieri pomeriggio in oltre due ore sono stati approvati solo due articoli dei 23 del disegno di legge sull’Europa. Un muro contro muro.
Per allungare al massimo i tempi, i consiglieri della Civica Rodolfo Borga e Claudio Civettini hanno chiesto e ottenuto il voto segreto su gran parte dei loro emendamenti, puntualmente respinti.
I capigruppo si rivedranno oggi alle 13, per un ultimo tentativo di sbloccare la situazione. «Il documento delle minoranze era inaccettabile - avverte il capogruppo del Patt Lorenzo Baratter - questo è il regolamento, ognuno si prenda le sue responsabilità, i cittadini giudicheranno. Ma sia chiaro che la maggioranza non fa marcia indietro. In estate si chiude sull’omofobia, servisse anche stare altre due settimane in aula». Oggi alle 10 la battaglia riparte.
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