«Con noi la stabilità che serve al Trentino per uscire dalla crisi»
Il leader del centrosinistra: «Se governerò, subito un patto con imprese e sindacati per il lavoro giovanile»
TRENTO. Assessore Rossi, Mosna promette una svolta aprendo una stagione di sviluppo. Voi del centrosinistra non rischiate di passare per quelli dei tagli alla spesa?
Credo che serva serietà. E la serietà imporrebbe che non si può un giorno invocare il default finanziario della Provincia e il giorno dopo annunciare una stagione del sogno e dello sviluppo. Mi pare che Mosna in questi mesi abbia oscillato. Noi siamo molto più realisti: abbiamo davanti a noi un percorso ancora in salita ma i trentini sono abituati alle pendenze e in salita tirano fuori il meglio.
Cosa vuol dire?
Che la crisi va vista come un’opportunità per far emergere le nostre qualità, la capacità di lavoro e di operosità, il mettersi assieme per fare, stare attenti a chi resta indietro e rilanciare la competitività che dobbiamo un po’ riscoprire.
Pensa anche lei che il Trentino sia stato un po’ assopito dalla troppa ricchezza?
Sarei cauto, gli indici di sviluppo ci dicono che il Trentino il salto lo ha fatto. Oggi c’è bisogno di riscoprire la voglia di metterci in gioco.
Dove?
Da un punto di vista culturale. Tutti devono fare la propria parte per uscire dalla crisi migliori di come ci siamo entrati. Questo riguarda chi sarà eletto ma anche la società nel suo complesso.
Parlando all’assemblea Pd qualche tempo fa lei disse che in questi 5 anni in giunta c’è stata una contaminazione che l’ha cambiata. Qual è la differenza più forte con il Rossi di 5 anni fa?
L’esperienza che ho fatto con tante persone che ho incontrato e che non sono riuscite a stare al passo. Mi ha fatto capire quanto è importante conciliare l’attenzione al “meritarsi le cose” con l’attenzione a chi è più debole e non ce la fa. Lo sforzo della politica oggi dev’essere a tenere insieme queste due cose.
Nel rapporto con lo Stato, qual è l’equilibrio tra difendere i diritti del Trentino e il riconoscersi parte di un’Italia ancora in grave crisi?
Serve determinazione assoluta nel difendere i nostri diritti, che non sono privilegi. E serve la responsabilità di sentirsi parte di un destino comune. Noi vogliamo trovare le forme migliori per tenerci stretto l’autogoverno, sfruttando lo spiraglio messo dal governo nella legge di stabilità, e questo lavoro intendiamo farlo insieme a Bolzano. Con Kompatscher ci siamo trovati sulla stessa linea.
Se vincerà le elezioni, da cosa partirà per segnare la sua presidenza?
Tre cose. Portare in porto l’accordo con lo Stato. Sul piano locale, un patto per il lavoro giovanile tra Provincia, imprese e sindacato sulla defiscalizzazione, che impegni le imprese a creare nuovi posti di lavoro e a stabilizzarli. E infine, per guardare al futuro, la definizione di un piano straordinario per le lingue straniere, trovando risorse aggiuntive per la scuola, per avere un Trentino in Europa anche con le lingue nell’arco di 15 anni.
In caso di vittoria delle civiche, Grisenti tornerà ad essere assessore. Che effetto le fa? Il fatto che vada al governo chi è stato condannato per truffa rappresenta un problema etico?
Non ne faccio una questione etica. Dal punto di vista politico, osservo che chi per anni ha avuto una posizione di forte responsabilità, e che ha utilizzato la propria posizione per ricercare il consenso, non mi pare sia credibile oggi nel presentarsi come nuovo né come fustigatore di chi fa politica.
Mosna dice che la vostra coalizione non reggerà. Lei non è un po’ preoccupato di dover governare con un partito, il Pd, dove le fibrillazioni interne sono costanti?
Quantomeno i nostri partiti hanno una logica di collegamento interna che per quanto fragile è comunque più presente che non in fantomatiche liste civiche formate da persone che sono entrate e uscite da altri partiti. Io non sono preoccupato delle diverse sensibilità presenti nella nostra coalizione, lo dico sulla base dell’esperienza di questi anni. Quando c’è stato da decidere sulle cose che contano - come affrontare la crisi, come allocare le risorse, la riforma sanitaria, la legge sulla famiglia, la riforma dell’assegno di cura - la maggioranza non ha avuto problemi. Abbiamo esercitato il dialogo, anche aspro, ma siamo arrivati a una mediazione. Se invece la politica è vista in un’ottica aziendalistica, con un comitato ristretto che decide, è un modello che non ci appartiene. Io stesso sono stato investito del mio ruolo da oltre 20 mila elettori che hanno scelto democraticamente.
Lei ha però anche detto che, se sarà presidente, sceglierà gli assessori in base ai voti ma anche alla capacità di fare squadra.
Certamente sì. Se sarò presidente eserciterò fino in fondo le prerogative che la legge dà al presidente della Provincia per garantire capacità di scelta e di delega in nome di un obiettivo fondamentale che è la stabilità. L’assegnazione delle deleghe passa da un’analisi del contesto politico, delle attitudini delle persone e anche dell’equilibrio di genere. Ma non credo sia corretto indicare prima delle elezioni se ci saranno assessori super o meno super.
A un elettore deluso, o a un elettore Pd non convinto di Rossi presidente, cosa dice per convincerlo a votare?
Li inviterei a un esercizio di responsabilità. Direi che non possiamo affrontare la crisi con maggioranze raffazzonate. Abbiamo bisogno di stabilità e di chiarezza e la nostra coalizione le garantisce. E poi rilancio l’appello di Matteo Renzi: conta garantire un governo con un’impronta, in grado di fare scelte. E per questo dobbiamo vincere.
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