«Con lo sport portiamo fratellanza nel parco»
Roberta Lochi della Uisp: «Mi ha infastidito finire nella foto postata da Bottamedi Facciamo già attività con i richiedenti asilo: possiamo coinvolgere i senza dimora»
TRENTO. Nella foto allegata al post su quelli che ha definito “fancazzisti di colore”, Manuela Bottamedi ha ritratto anche la persona sbagliata. «Vorrei capire se io sono considerata una “fancazzista bianca” o una “turista perplessa”», sorride Roberta Lochi, coordinatrice trentina della Uisp, l’Unione italiana sport per tutti.
Una foto che non ha gradito.
Mi sono sentita in dovere di intervenire prima di tutto perché il mio volto legato a un messaggio razzista mi ha molto infastidito, anche da rappresentante di un comitato come la Uisp che dell'antirazzismo fa un valore. Poi perché immagino che ci sia una sorta di tutela della privacy in questi casi. Infine perché lavoro per un'associazione che porta avanti progetti proprio per animare gli spazi urbani.
Che attività svolgete nel parco di piazza Dante?
A settembre abbiamo organizzato un evento di animazione attraverso le attività motorie e adesso, con Sport nel verde, proporremo attività per i bambini e ginnastica per adulti. Così come in Santa Maria Maggiore: crediamo che gli spazi siano fatti dalle persone; se non vengono vissuti non lamentiamoci poi di tutto quello che avviene e non ci va bene. L'uscita di Bottamedi è assolutamente populista: serve probabilmente solo a garantirle una carriera politica, ma è assolutamente poco costruttiva. Il bar ha appena aperto: le persone devono iniziare ad avvicinarsi e a pensare a piazza Dante in modo diverso, partecipando alle attività che vi si svolgono. Almeno, questo è quello che portiamo avanti noi.
Bertolli dei Volontarinstrada dice che la cosa che l'ha colpito di più, negativamente, delle parole di Bottamedi è quel “riprendiamoci ciò che è nostro”: il parco è di tutti e chi non delinque e non ha altri luoghi dove andare ha diritto di starci. Non crediate - ha aggiunto - di fare una sorta di pulizia etnica o sociale. Dobbiamo convivere con loro, che ci vada bene oppure no.
Eventualmente anche fare uno sforzo per vivere quegli spazi in altri modi, coinvolgendo queste persone. A settembre abbiamo fatto delle attività con i bambini dove c'erano dei canestri. Alcuni dei cosiddetti “fancazzisti di colore” quando il bambino tirava e sbagliava si alzavano, riportavano la palla e sorridevano. Bisogna anche dare delle opportunità alle persone e vivere lo spazio in modi diversi è importante, anche per avvicinare e fare incontrare i cittadini di Trento senza che abbiano paura. L’altro giorno non c'era alcun pericolo: mentre lei mi faceva la foto, eravamo circondati da volanti della polizia.
Quasi troppo militarizzato in quell'occasione...
Sicuramente c'è lo spaccio, ma non tutte le persone che vivono in piazza Dante sono degli spacciatori. Poi quando uno va in un parco cosa deve fare se non sedersi su di una panchina e rilassarsi?
Bertolli proponeva anche eventi al bar con il coinvolgimento di chi vive nel parco. Ogni settimana l'associazione Volontarinstrada distribuisce panini ma organizza anche partitelle di calcio o di frisbee...
Sì, io mi sono indignata proprio perché sono impegnata in questo campo: quel giorno andavo a prendere in stazione una collega della Uisp nazionale, che è la vicepresidente di Liberi Nantes, la società sportiva che ha fondato la prima squadra di calcio in Italia interamente composta da richiedenti asilo, e il giorno dopo avevamo la camminata con i richiedenti asilo per il Trento Film Festival, dedicata alla montagna senza confini.
Anche voi potreste organizzare iniziative coinvolgendo chi vive nel parco, magari nell'ambito dello Sport nel verde...
Lo facciamo già: noi portiamo i richiedenti asilo - e qualcuno di loro probabilmente ogni tanto va in piazza Dante a godersi il parco - a fare dei trekking attorno a Trento e a giocare a calcio, insieme ad Atas e Centro Astalli. Quanto a Sport nel verde, è già aperto a tutti: potremmo accogliere chi vive al parco tra i volontari. Una buona idea.