Con le nuove deleghe altri 250 «provinciali»
Ma la Provincia prepara anche il piano di prepensionamenti. Primo incontro con i sindacati: «Uscite anticipate solo volontarie e tfr senza dilazioni»
TRENTO. Se le nuove deleghe alla Provincia, in particolare quelle sulle agenzie fiscali e i tribunali, andranno in porto - con un accordo con il governo entro fine giugno - saranno 250 i dipendenti oggi statali che transiteranno nell’organico di Piazza Dante. Per effetto del passaggio di competenze, il personale provinciale dunque lieviterà: lo ha spiegato ieri il dirigente del personale Luca Comper ai sindacati del pubblico impiego, in un incontro dedicato in particolare alla spinosa questione dei prepensionamenti in Provincia. Dunque ci si trova di fronte ad un quadro con spinte divergenti: se Piazza Dante da un lato si prepara a un’immissione di nuovo personale, dall’altra la prospettiva è quella di alleggerire progressivamente l’organico anche sfruttando una norma nazionale per i dipendenti che, entro il 31 dicembre 2016, avranno maturato i requisiti pensionistici previsti dalla norma ante riforma Fornero. «Un’operazione che solleva molti interrogativi - osserva Stefano Galvagni (Uil) - mentre da una parte si taglia, dall’altra si assume».
Anche ieri i dirigenti della Provincia non hanno voluto anticipare possibili numeri del piano di prepensionamenti, per non alimentare illusioni o preoccupazioni tra i dipendenti (a seconda di chi desidera o teme di andare in pensione anticipata). Ma nel piano dei consulenti della Deloitte - ricorda la Uil - erano indicati 400 esuberi in tre anni. È evidente che i prepensionamenti saranno molti meno, c’è chi stima attorno alla metà.
Da parte della Provincia è stato confermato che sarà fatta una ricognizione e che i criteri per i pensionamenti anticipati, anche in base a scelte organizzative dell’amministrazione, saranno discussi con i sindacati. Si procederà con cautela, anche perché in Piazza Dante nessuno vuole correre il rischio di creare un caso «esodati due» dopo quando accaduto a seguito della riforma-Fornero: «Noi attueremo la norma - è stato assicurato ieri - solo quando il lavoratore avrà il timbro dell’Inps». Passaggio non scontato visto che, se prepensionando le pubbliche amministrazioni risparmieranno in stipendi, l’Inps dovrà sborsare per le pensioni.
Da parte loro, i sindacati hanno ribadito le loro richieste, che Cgil, Cisl e Uil avevano già inserito nel documento unitario di osservazioni alla Finanziaria. Primo: i prepensionamenti dovranno avvenire solo su base volontaria, e non per scelta unilaterale della Provincia. Secondo: la Provincia garantisca che il trattamento di fine rapporto venga corrisposto subito, al momento del prepensionamento. La norma nazionale infatti prevede che il tfr venga erogato solo quando il lavoratore ha maturato il diritto alla pensione con le regole attuali. «Di fatto - spiega Galvagni - lo riceverebbe dopo due tre anni da quando smette di lavorare».
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