Comunità di valle, le spese nel mirino
Meno consiglieri, più indennità. Costano 1,5 milioni all'anno: per ora niente risparmi
TRENTO. Nate da meno di due anni, sono già a rischio di abolizione. È il destino delle Comunità di valle, i 15 nuovi enti intermedi i cui amministratori sono stati eletti nel 2010. Per la maggioranza di centrosinistra che l'ha voluta, si tratta di una riforma di valore strategico, che toglie competenze alla Provincia per trasferirle ad un livello più vicino ai cittadini e che permetterà di amministrare meglio spendendo meno. Per i detrattori, in primis la Lega che chiede di abolirle per referendum, è solo una riforma imposta dall'alto, che moltiplica le spese e toglie poteri e soldi ai Comuni.
Ed è proprio sui costi che nell'ultimo anno si è concentrato gran parte del dibattito riguardo alle Comunità di valle. Serviva creare un nuovo ente per garantire più efficienza all'amministrazione? Serviva un esercito di quasi 600 amministratori? Come saranno garantiti i risparmi di quella che è stata venduta come una «riforma a costo zero?» A due anni dall'avvio della transizione dai Comprensori alle Comunità, la questione è come funzionano e quanto costano i nuovi enti su cui i trentini saranno chiamati ad esprimersi domenica 29 aprile.
Gli ultimi dati disponibili sulla gestione di cassa si riferiscono al 2010. Confrontando i numeri del 2009 (ultimo anno dei Comprensori) con quelli del 2010, la spesa corrente è passata da 167 milioni a 186 milioni di euro. Stabile la spesa per l'attività istituzionale, ovvero il budget messo a disposizione dalla Provincia per le spese dell'ente, il personale, le indennità degli amministratori, la gestione delle sedi (escludendo invece le risorse per le funzioni esercitate dalle Comunità in campo socio-assistenziale, per l'edilizia abitativa e l'istruzione): i trasferimenti ai Comprensori erano stati di 19,3 milioni di euro nel 2008, di 19,7 milioni nel 2009, saliti a 20,3 milioni nel 2010 (anno di nascita delle prime Comunità di valle) e a 22,1 milioni nel 2011. Per il 2012 sono stati stanziati finora 19 milioni di acconto. Nel mirino, fin dal varo della riforma nel 2006, sono stati i numeri e le indennità degli amministratori chiamati ad amministrare i nuovi enti.
Assemblee pletoriche, secondo molti. Un ulteriore livello istituzionale che non ha fatto altro che moltiplicare le spese per indennità e gettoni di presenza anziché ridurli, è l'accusa mossa da giornalisti come Gian Antonio Stella. E così la discussione sulle Comunità di valle si è spesso intrecciata con il dibattito sui costi della politica. Il raffronto dice che su 16 milioni di costo della pubblica amministrazione, le Comunità di valle pesano per 1 milione e mezzo all'anno. Più o meno come i Comprensori.
La cura dimagrante, se così si può chiamare, ha riguardato il numero dei componenti delle assemblee, passati da 843 a 564: comunque tanti, ma meno di prima, anche se hanno fatto molto discutere assemblee extra-large come quelle delle Giudicarie e della val di Non (con oltre 90 membri). La simulazione fatta nel 2010 dagli uffici provinciali aveva spiegato che a fronte di una spesa per indennità e gettoni di presenza di 1 milione 604 mila euro l'anno per i Comprensori, con le Comunità si sarebbe passati a 1 milione 650 mila euro. L'ultimo dato sulla gestione di cassa, nel 2010, dice che la spesa per gli organi istituzionali è stata di 1 milione 742 mila euro. Un presidente riceve un'indennità che va dai 2.891 euro (lordi) ai 3.533 euro al mese, un vicepresidente prende dai 1.156 ai 1.413 euro e un assessore dagli 867 ai mille euro, infine ai consiglieri va un gettone di 40 euro.
L'aumento dei costi - contenuto - deriva dal saldo fra maggiore spese (per l'ex comprensorio del C5 è stato spacchettato in 4 Comunità) e i risparmi prodotti dalle altre Comunità. I cui conti, su questo fronte, non sono per altro tutti con segno meno: nelle Giudicarie la spesa nel 2011 è stata di quasi 112 mila euro in più rispetto al 2010. «Ma usare i costi della politica per sparare sulla riforma è pura demagogia», avverte l'assessore Gilmozzi.