Comuni, tempo di gestioni Daldoss: niente proroghe

Sotto i 5 mila dovranno associarsi per gestire i servizi, ma c’è già chi ha chiesto la deroga. L’assessore: «Sforzo di riorganizzazione, no ad ambiti più piccoli»


di Chiara Bert


TRENTO. Per i Comuni sotto i 5 mila abitanti scatta l’ora delle gestioni associate dei servizi. Lo prevede la riforma istituzionale approvata lo scorso novembre dal consiglio provinciale: per i Comuni che non avviano processi di fusione - è il senso della legge - la strada obbligata è quella di gestire insieme tutti i principali servizi, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza e soprattutto ridurre la spesa. Segreteria generale, personale e organizzazione, gestione economica, finanziaria, programmazione, provveditorato e controllo di gestione, entrate tributarie e servizi fiscali, beni demaniali e patrimoniali, ufficio tecnico, urbanistica e gestione del territorio, anagrafe, stato civile, elettorale, leva e servizio statistico, servizi relativi al commercio: la lista delle cose da gestire in comune è lunga e corposa, e costituirà una sorta di rivoluzione organizzativa per i municipi.

Va detto che non è la prima volta che ci si prova. La sfida è ostica, tre anni fa l’allora assessore agli enti locali Mauro Gilmozzi trovò un muro da parte di molti sindaci. Oggi è il turno di Carlo Daldoss, già battezzato l’«assessore delle fusioni». Il quale avverte: «Il messaggio dev’essere chiaro e forte: non ci saranno proroghe dei tempi e le gestioni dovranno essere di un bacino ottimale di 5 mila abitanti, non sotto».

In questi giorni l’assessore sta girando sul territorio per incontrare i sindaci, ascoltare proposte e richieste: «Noto che c’è abbastanza disinformazione - confessa - la gestione non significa solo adempiere a un iter burocratico, è una riorganizzazione sostanziale dei servizi, significa spostare personale, è uno sforzo non banale. Non vogliamo impoverire i servizi sul territorio, ma anzi renderli più efficaci».

La riforma stabilisce che entro sei mesi dalle elezioni amministrative dello scorso maggio, dunque entro il 10 novembre, la giunta provinciale - d’intesa con il Consiglio delle autonomie - individua gli ambiti associativi. Che non saranno più le Comunità di valle, come nella precedente riforma. La delibera della giunta - ricorda Daldoss - stabilirà i tempi per la stipula delle convenzioni tra i Comuni: se non saranno rispettati - e questa è una novità cruciale della legge - la Provincia potrà esercitare il potere sostitutivo. Ma soprattutto indicherà i risultati, in termini di riduzione di spesa, da raggiungere entro tre anni. Un calcolo basato su un’analisi finanziaria di ciascun ambito associativo che evidenzi i costi di partenza e l’obiettivo di riduzione che dovrà essere pari a quello ottenibile da enti con popolazione analoga. «Abbiamo già come riferimento la curva dei costi standard - osserva l’assessore - che ci dice che la situazione ottimale è proprio quella di un ambito di 5 mila abitanti».

A due mesi dall’avvio, la prossima settimana Daldoss presenterà al consiglio delle autonomie una prima bozza di lavoro: «La legge prevede che entro il 10 novembre siano decisi gli ambiti e non ci saranno proroghe», avverte. E l’assessore avvisa i sindaci: «Non si aspettino deroghe, ce ne sarà qualcuna, essenzialmente per i Comuni di confine come Avio, ma non può essere la norma». L’hanno già chiesta per esempio i Comuni di Ruffré-Mendola e Nago-Torbole: «Non ci sono le condizioni», chiude Daldoss. Che dice anche no a gestioni sotto i 5 mila abitanti: «È quella è la dimensione ottimale».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano