Comuni, sì a 19 fusioni A giugno i referendum
Via libera della giunta: 55 municipi salteranno le elezioni del 10 maggio Se vinceranno i sì, dal 2016 i Comuni trentini passeranno da 208 a 172
TRENTO. Da 208 a 172. Un taglio netto di 36 municipi. Potrebbe essere questo lo scenario dei Comuni trentini dal 1° gennaio 2016, se a inizio giugno vinceranno i sì ai referendum di ratifica. Ieri la giunta provinciale ha dato parere positivo a 19 processi di fusione che interessano 55 Comuni: Albiano Lona Lases, dalla fusione di Albiano e Lona Lases; Altavalle, dalla fusione di Faver, Valda, Grumes e Grauno; Altopiano della Vigolana, dalla fusione di Bosentino, Vattaro, Vigolo Vattaro e Centa San Nicolò; Amblar-Don, dalla fusione di Amblar e Don;Borgo Chiese, dalla fusione di Brione, Cimego e Condino;Borgo Lares, dalla fusione di Bolbeno e Zuclo; Castel Ivano, dalla fusione di Strigno, Spera e Villa Agnedo; Cembra Lisignago, dalla fusione di Cembra e Lisignago; Civezzano Fornace, dalla fusione di Civezzano e Fornace; Madruzzo, dalla fusione di Calavino e Lasino; Porte di Rendena,dalla fusione di Villa Rendena, Vigo Rendena e Darè; Primiero San Martino di Castrozza, dalla fusione di Fiera di Primiero, Tonadico, Transacqua e Siror; Tesino, dalla fusione di Pieve Tesino, Castel Tesino e Cinte Tesino; Rendena Terme, dalla fusione di Caderzone Terme, Bocenago e Strembo; Tre Ville, dalla fusione di Ragoli, Preore e Montagne; Vallelaghi, dalla fusione di Terlago, Vezzano e Padergnone; Ville d’Anaunia, dalla fusione di Tuenno, Nanno e Tassullo; Sella Giudicarie, dalla fusione di Breguzzo, Bondo, Lardaro e Roncone; infine Contà, dalla fusione di Cunevo, Flavon e Terres.
Tutti questi 55 Comuni salteranno il turno elettorale del 10 maggio e gli organi saranno prorogati fino al 31 dicembre 2015: se passerà il referendum, le elezioni si terranno nella primavera 2016, se sarà bocciato si andrà al voto tra il 1° novembre e il 15 dicembre.
I referendum coinvolgeranno complessivamente 52.641 cittadini. «Le fusioni riguardano sindaci e amministratori ma soprattutto i cittadini», ha detto ieri il presidente Ugo Rossi, «è un processo che non può basarsi solo su motivazioni di efficienza e risparmio ma ha bisogno di una convinzione profonda». Di qui la scelta, ha confermato il governatore, di non intervenire sulla legge regionale sul referendum, come qualcuno aveva sollecitato all’indomani della vittoria dei no, per pochi voti, alle fusioni dei nuovi Comuni di Altanaunia e Borgo Chiese: «Non ci sentiamo dei prefetti - dice Rossi - c’è un assetto da migliorare ma i cambiamenti camminano sulla convinzione dei cittadini. Se i processi sono confermati da quorum significativi, possono proseguire con più forza».
Per l’assessore agli enti locali Carlo Daldoss «si tratta di un’opportunità per il Trentino, che si è dimostrato più reattivo ai cambiamenti rispetto all’Italia»: se a livello nazionale nel 2014 le fusioni hanno interessato 62 Comuni, con queste ultime la Provincia di Trento sale a 69. «Un ragionamento trasversale alla classe demografica - ha sottolineato l’assessore - visto che sui 55 Comuni interessati dalle fusioni approvate oggi, 20 sono sopra i 1000 abitanti, 18 tra i 500 e i 1000 e 17 sotto i 500 abitanti. Ora la decisione spetta ai cittadini».
(ch.be.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA