Comuni, la sfida ora è fondersi Ma c’è chi si ribella

Pisoni (Calavino): «Non posso andare a elemosinare soldi per una strada». E Sagron Mis dice no alla fusione


di Chiara Bert


TRENTO. Saper guardare oltre il proprio campanile, è la sfida lanciata ai Comuni dal presidente della Provincia Ugo Rossi. Ragionare in un’ottica più ampia, anche per condividere gli investimenti sul territorio, è la scommessa della riforma istituzionale che destina alle Comunità di valle, e non più ai Comuni, i finanziamenti provinciali per le opere pubbliche. Infine unirsi, per contare di più e superare la frammentazione dei mini-municipi. I paletti, e gli incentivi, per andare in questa direzione la riforma istituzionale varata lunedì dalla giunta Rossi li ha messi. Si tratta ora di vedere come reagiranno i Comuni.

Le recenti fusioni andate in porto (Predaia, Valdaone, San Lorenzo Dorsino) hanno dimostrato che il processo è avviato e dato slancio ad altri progetti di fusione, dalla val di Non alla Valsugana, dal Primiero alla valle del Chiese. Ma le resistenze non mancano.

Prendiamo Sagron Mis, 211 abitanti al confine tra Trentino e Veneto, che di fondersi con gli altri 7 Comuni del Primiero (Fiera, Tonadico, Canal San Bovo, Siror, Imer, Mezzano, Transacqua) non ne vuole sapere. Dice il sindaco Luca Gadenz: «Ho paura che sia un grande slogan, passare da 8 a un solo Comune. Meglio muoversi per piccoli passi. E questa accelerazione della riforma non mi convince, serve rispetto per chi vuole aspettare». Ma alla fine potrebbe Sagron Mis restare fuori, o non sarebbe di fatto costretto - come hanno fatto capire il presidente Rossi e l’assessore Daldoss - a unirsi per sopravvivere? «Se davvero i 7 Comuni dovessero fondersi - risponde il sindaco - è chiaro che la calamita più grossa attira la più piccola, non potremo che prenderne atto. Ma voglio vedere». Gadenz non teme ricatti sui soldi per gli investimenti: «Se un Comune farà proposte sensate, non vedo perchè dovrebbe sentirsi rifiutare le risorse». Intanto assicura che sulle gestioni associate si tratta di allargare quel che già c’è: «Sono 14 anni che gestiamo i servizi insieme a Tonadico e Siror, è ragionevole estenderla a Fiera e Transacqua, non mi allarma».

Dal Primiero alla Valle dei Laghi: 6 Comuni, 10 mila abitanti nello spazio di una decina di chilometri. Di mettersi insieme si parla, a tre a tre: Lasino-Calavino-Cavedine, Padergnone-Terlago-Vezzano.Con Calavino in bilico: «Tengo le porte aperte a nord e a sud- spiega il sindaco Oreste Pisoni - con Lasino eravamo un solo Comune (Madruzzo) sotto il Fascismo, lavoriamo insieme da anni per la gestione dei servizi, acquedotto, fognature, ora anche la ragioneria. Faremmo un Comune da 3 mila abitanti, potremmo evitare la gestione associata». Più problematica il sindaco vede la fusione con Cavedine: «Ci sono difficoltà logistiche per gli abitanti delle Sarche». «I processi sono avviati - insiste il sindaco - la gente ha capito che il campanile va superato. Ma non trovo giusto imporre vincoli come fa il disegno di legge». A preoccupare Pisoni è poi la notizia che i trasferimenti provinciali andranno alle Comunità, lasciando ai Comuni solo le briciole per le manutenzioni: «È giusto che sulle opere che coinvolgono più Comuni ci sia una regia, ma è ridicolo che per costruire una strada io debba andare ad elemosinare i soldi. Sulle Comunità di valle sono sempre stato perplesso - ammette - per 6 Comuni come i nostri, bastava la conferenza dei sindaci. Ora gli si danno anche le risorse». Il sospetto di Pisoni è che il nuovo assetto sia finalizzato a controllare politicamente gli enti intermedi: «Ci faccia caso, alle elezioni dei piccoli Comuni ci sono quasi solo liste civiche, nelle Comunità ci sono i partiti».













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