Comuni: ecco i tagli a consigli, giunte e circoscrizioni

Accordo in maggioranza. Indennità, scure sui presidenti delle assemblee. Sindaci, quote rosa negli esecutivi


di Chiara Bert


TRENTO. Consigli, giunte, indennità, incompatibilità. Sui tagli ai Comuni la maggioranza regionale trova l’accordo. Nel vertice di ieri pomeriggio a Bolzano, l’assessore agli enti locali Roberto Bizzo (Pd) ha incassato il via libera di trentini e altoatesini al suo maxiemendamento che integra il disegno di legge dell’ex assessore Margherita Cogo già approdato in consiglio il 9 ottobre e su cui pende la minaccia di ostruzionismo delle minoranze.

Consigli e giunte. Frutto di una lunga mediazione, ecco la «cura dimagrante» per le assemblee e le giunte comunali. Fino a 1000 abitanti ci saranno 10 consiglieri (5 in meno di oggi) e 2 assessori in meno; dai 1000 ai 3000 abitanti 15 consiglieri e 1 assessore in meno, dai 3000 ai 10.000 abitanti 18 consiglieri (-2) e 2 assessori in meno, dai 10.000 ai 30.000 abitanti 22 consiglieri (-8) e 3 assessori in meno, dai 30.000 ai 100.000 abitanti (Rovereto e Merano) 32 consiglieri (-8) e 2 assessori in meno; sopra i 100.000 abitanti (Trento e Bolzano) 40 consiglieri (-10 rispetto agli attuali, e non più 35 come inizialmente ipotizzato) e 3 assessori in meno.

Indennità. Confermato il taglio del 7% delle indennità dei compensi di sindaci e assessori. La novità emersa ieri è la scure sui compensi dei presidenti dei consigli comunali: indennità azzerata fino ai 10 mila abitanti (ipotesi contestata dal Consiglio trentino delle autonomie), ridotta (al 50% dell’indennità degli assessori) nei Comuni più grandi. Nelle circoscrizioni i presidenti scendono dal 20 al 10% dell’indennità del sindaco (da 1800 a 900 euro lordi) e spariscono i gettoni di presenza per le riunioni delle commissioni. Introdotta la non cumulabilità delle indennità tra cariche istituzionali (Comuni, Comunità di valle e Bim) e l’incompatibilità tra il ruolo di sindaco e di segretario comunale.

Quote rosa. Margherita Cogo soddisfatta per la clausola che obbliga i Comuni a garantire una rappresentanza di donne proporzionale al numero di consigliere (oggi si parla genericamente di «adeguata rappresentanza»): i municipi che non si adegueranno saranno diffidati e, in caso di mancata risposta, si potrà arrivare allo scioglimento del consiglio. Si torna in aula il 13 novembre ma prima Bizzo dovrà superare lo scoglio delle minoranze.

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