Collare elettrico al cane: 2 mila euro di ammenda

Il cacciatore di Mori aveva fatto ricorso contro un decreto penale di 1000 euro Il gup Izzo gli raddoppia la pena: il dispositivo è una crudeltà verso l’animale


di Giuliano Lott


MORI. Nell’agosto dello scorso anno I.T., 51 anni, cacciatore di Mori, era stato denunciato dai carabinieri per aver fatto indossare al suo cane, un segugio italiano, un collare a impulsi elettrici. La Procura l’aveva punito con un decreto penale di condanna di mille euro, ma I.T., ritenendo di essere dalla parte del giusto, ha fatto ricorso, incorrendo così in una pena doppia: ieri mattina infatti il gup Monica Izzo lo ha condannato a pagare un’ammenda di duemila euro - e deve ringraziare la clemenza, perché il sostituto procuratore Fabrizio De Angelis ne aveva chiesti quattromila - in base al secondo comma dell’articolo 727 del codice penale, abbandono di animale. Secondo il codice infatti va punito con pari pena chi «detiene animali in condizioni non compatibili con la loro natura». Non serviva arrivare all’appello per capirlo, visto che i collari a impulsi elettrici sono proibiti nel nostro paese.

Il dispositivo è infatti considerato una crudeltà inutile nei confronti dell’animale. Di solito viene imposto ai cani per "educarli"ad abbaiare meno di quanto non imponga loro l'istinto: quando le corde vocali stanno per entrare in funzione, il collare, alimentato da una batteria elettrica, emette una scossa a basso voltaggio.Nel caso di Mori, il cane venne avvistato, libero nella zona di Tierno, da un passante che chiamò i carabinieri. Il padrone venne identificato grazie al microchip che l'animale aveva sottopelle.

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