Civici in campo: «Pronti a fare alleanze»
I sindaci preparano un documento politico. Valduga: «Serve una forza territoriale per governare contro i populismi»
TRENTO. La «cosa civica» prende forma. La rete dei sindaci è pronta a gettare le basi di un progetto politico che guarda al 2018 e alle possibili alleanze per governare il Trentino. In preparazione c’è un documento politico, e un incontro che a fine gennaio sancirà la prima uscita ufficiale di una «rete» che finora è stata un laboratorio di raccordo tra amministratori comunali. Le liste civiche sono diventate decisive in alcuni Comuni importanti, fino ad eleggere, nel 2015, i sindaci di Rovereto e Pergine.
Pranzi e cene si sono succeduti da mesi per cementare rapporti e relazioni con il territorio, l’ultimo il 19 dicembre all’Hotel America, presenti tra gli altri Francesco Valduga (Rovereto), Roberto Oss Emer (Pergine), Mattia Gottardi (Tione), Maria Ceschini (Cavedine), Stefano Bisoffi (presidente della Comunità della Vallagarina), Bruno Groff (Frassilongo), Gian Luca Frizzi (Tenno), Maria Bosin (Predazzo), Massimo Plazzer (Vallarsa). Ora tutto è pronto per il passo verso l’esterno. «Avvertiamo la necessità di ripartire con un dibattito politico profondo, non legato alle posizioni dei singoli ma al bene della comunità», sintetizza Francesco Valduga, «abbiamo sempre detto che la dimensione del Comune, la più vicina ai cittadini, consente una prossimità ai problemi». Il 2017 è anno pre-elettorale e se anche manca ancora più di un anno e mezzo alle provinciali, «è bene che le nostre riflessioni siano rese pubbliche», prosegue il sindaco di Rovereto.
La convinzione maturata dentro il movimento dei civici è di rappresentare ormai un interlocutore da cui la politica provinciale non può prescindere, non a caso i partiti del centrosinistra hanno messo i rapporti con le civiche nell’agenda del loro prossimo vertice. Ma al contempo è maturata anche la consapevolezza che da soli non si va da nessuna parte. E quindi occorre aprire un dialogo, in primis con chi oggi governa la Provincia. «Le liste civiche non fanno la stampella a qualcosa che già c’è e che evidentemente dal nostro punto di vista non è adeguato, non dal punto di vista valoriale ma di metodo», avverte Valduga. «Il nostro sarà un contributo che vuole partire dai temi concreti, come vogliamo ripensare l’autonomia, quale modello cooperativo vogliamo rilanciare per coniugare mercato e solidarietà e attenzione al territorio».
Oggi, ripete il sindaco di Rovereto ricalcando parole più volte usate anche dal governatore Ugo Rossi, «non ci si divide più su ideologie che sono superate ma tra chi soffia sull’antipolitica e chi invece ha l’ambizione di governare e di assumersi responsabilità». Di qui il progetto: «Mettere insieme chi ha voglia di governare, che non significa fare ammucchiate. Le esperienze possono coagularsi e dare vita a qualcosa di più ampio e di diverso da quello che c’è oggi. Essere civici di per sè non è la soluzione ai problemi, serve una grande forza territoriale che sappia interpretare meglio le esigenze di una comunità».
Sul «che fare» convivono tra i sindaci civici sensibilità diverse, frutto anche di provenienze lontane tra loro. C’è chi, come il sindaco di Tione Mattia Gottardi, viene dal centrodestra e dice: «Non guardiamo né a destra né a sinistra, sono categorie superate. Al nostro interno non abbiamo nessun consigliere provinciale uscente. Noi cerchiamo di proporci come qualcosa di diverso e di nuovo. E saremo per forza un interlocutore». «Le diverse provenienze possono essere omogeneizzate dalla necessità di fare il bene della propria comunità», avverte Valduga.
«Tanti ci descrivono come un’armata Brancaleone», reagisce il sindaco di Pergine Roberto Oss Emer, «ma a breve usciremo con la nostra proposta».
Nessuno vuol sentire parlare di «partito dei sindaci», il documento che uscirà a fine mese - assicurano - sarà un contributo alla discussione politica partendo appunto dai temi. Il mantra è: rifuggire dai personalismi. E però anche Valduga - che per il ruolo di sindaco nella seconda città del Trentino rappresenta sulla carta la leadership più naturale - riconosce che «oggi la politica ha bisogno di qualcuno che sappia raccontarla» ma, aggiunge, «la sola politica del leader è per definizione debole, prima è necessario costruire un progetto solido». Alla domanda se Carlo Daldoss, l’assessore tecnico chiamato da Ugo Rossi in giunta, rappresenti l’interlocutore privilegiato dei sindaci, Valduga risponde: «Daldoss è un interlocutore, questo è fuor di dubbio, ma non c’è solo lui, anche dentro i partiti ci sono persone con cui ci confrontiamo». Più freddo sul punto Gottardi: «Daldoss non è un interlocutore privilegiato, con lui c’è un rapporto istituzionale tra noi sindaci e l’assessore provinciale agli enti locali».
©RIPRODUZIONE RISERVATA