Ciminiere: 1,2 milioni per conservarle 

Si riapre il dibattito: abbatterle costerebbe «solo» 470 mila euro. Italia Nostra: «Un bene monumentale di alto valore»


di Sandra Mattei


TRENTO. Se per gli alpini non esiste l’impossibile e, assicurano, hanno già un “piano B” se dovranno fare a meno dell’area ex Italcementi per l’adunata, ora l’attenzione si sposta sul tema: abbattere o no le ciminiere. È stato nel corso della commissione urbanistica della settimana scorsa che si è squarciato il velo sullo stato di salute dell’ex area industriale che la Cooperazione ha ceduto a Patrimonio del Trentino e sulla quale si sono alternate ipotesi varie. Dal polo scolastico a quello tecnologico, fino all’ultima decisione del Centro Fiere e di uno studentato, tutti scenari che non hanno fatto i conti con la necessità, prima di tutto, di bonificare l’area (che spetta alla società Piedicastello spa), ma poi di affrontare il dilemma di salvare o meno le ciminiere. Come è noto il manufatto di archeologia industriale è tutelato dal Prg varato dal consiglio comunale nel 2001, quando si era manifestata la necessità di testimoniare il passato di un Trentino cresciuto grazie al lavoro degli operai, tanto più dopo che nell’area ex Michelin si era deciso di radere al suolo tutto lo stabilimento.

Il presidente di Patrimonio del Trentino, Mario Agostini non ha nascosto ai consiglieri ed al vicesindaco Biasioli, presenti alla presentazione delle relazioni dell’ingegnere Decaminada e del geologo Vigna sui gravi rischi della stabilità di ciminiere e parete rocciosa retrostante, le perplessità di volere mantenere le torri. I manufatti in mattoni e calcestruzzo, alti 64 metri e costruiti con doppia parete, ha sostenuto l’ingegnere Decaminada, sono fortemente deteriorati e per metterli in sicurezza servono 600 mila euro per canna.

Ora, sulla questione, prende posizione Paolo Mayr, consigliere di Italia Nostra sostenendo che le ciminiere dell’ex Italcementi «rappresentano l’ultima testimonianza del passato industriale di Trento con alcuni elementi superstiti della Sloi». Partendo dalle stime illustrate dai tecnici nel corso della commissione urbanistica, che indicano in 1 milione e 200mila euro il costo per il consolidamento delle torri, mentre per abbatterle occorrerebbero 350 mila euro se si usasse l’esplosivo e 470 mila euro se sin intervenisse con la pinza idraulica, Mayr aggiunge: «È una cifra molto pesante, ma è evidente che la salvaguardia di un bene monumentale di così alto valore storico, sociale e paesaggistico simbolo dell’intera zona di Piedicastello, prescinde dal costo di conservazione: il bene deve essere semplicemente tutelato. A questo punto, è parere del sottoscritto che i costi di consolidamento possano essere molto più contenuti e che quindi prima di assumere qualsiasi decisione, si debbano valutare tutte le alternative possibili, mediante un concorso di progettazione dei lavori di rinforzo o un appalto concorso». Mayr conclude che si dovranno mettere a disposizione dei tecnici e delle imprese interessate tutti i dati delle strutture e degli ammaloramenti, convinto della capacità di resistenza delle strutture a torre.

C’è poi un altro fronte da non sottovalutare: quello della bonifica, che si vorrebbe risolvere con uno strato di terra alta 1 metro, senza affrontare il problema della presenza di cisterne che contenevano idrocarburi che, se lasciate intatte, impedirebbero qualsiasi scavo per fondamenta o parcheggi interrati.













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