Ciclabile, scoppia il caso-letame
I trattori trascinano liquami sul nuovo tracciato. Vertice Mellarini-allevatori
MALOSCO. Ciclabile e contadini in Alta valle di Non, un divorzio che rischia di esserci prima ancora del matrimonio e la Provincia corre ai ripari. Questo il senso dell'incontro dell'altra sera a Malosco dell'assessore all'agricoltura e turismo, Tiziano Mellarini, con sindaci ed i presidenti delle Latterie sociali e dei Consorzi di Miglioramento Fondiario dell'Alta Anaunia toccati dall'anello ciclabile di 32 km, ormai quasi completamente pedalabile.
Il problema è chiaro, i contadini temono per la libera circolazione e l'accessibilità ai loro fondi, mentre amministratori ed operatori turistici, che la ciclabile la aspettano da almeno 15 anni, invece di un volano turistico rischiano di trovarsi in mano un boomerang, con lamentele e proteste dei fruitori dei percorsi appena inaugurati. «Il problema l'avevamo sollevato già prima dei lavori e un anno fa c'era stato un incontro con l'assessore Mellarini rimasto interlocutorio. Adesso siamo al dunque ma risposte certe non ce ne sono», lamenta Vittorino Covi, presidente degli allevatori della Valle di Non e portavoce della categoria in questa querelle.
In realtà l'incontro, con la mediazione di Mellarini, qualcosa di concreto lo ha prodotto, l'istituzionalizzazione di un tavolo di confronto tra i vari soggetti per definire un regolamento d'uso della ciclabile che combini le aspettative di ciclisti e pedoni e nello stesso tempo non penalizzi gli agricoltori che usano la ciclabile per andare e tornare, anche con carichi talvolta «sporchi» (vedi letame e latrine) nei fondi che devono coltivare. «Il dibattito è stato aperto e franco, tutti hanno concordato che la ciclabile è un valore aggiunto per il turismo, dunque per l'economia dell'intera Alta valle quindi anche degli allevatori e frutticoltori. Da questa convinzione comune dobbiamo partire per tirare le conclusioni», commenta Mellarini che nella trasferta a Malosco era accompagnato dall'ingegner Luciano Martorano, dirigente dell'Agenzia per le strade e il responsabile dell'ufficio ciclabili, l'architetto Marcello Pallaoro.
La parola più usata nell'incontro, ospitato nel municipio di Malosco, è stata «buon senso», ma le accezioni sono diverse. «Buon senso è quello usato dai contadini altoatesini che prima di uscire dal fondo sulla ciclabile puliscono con una spazzola i pneumatici del trattore», avrebbe fatto notare uno della Polizia locale, ma su questo punto Covi è drastico. «Entriamo ed usciamo dai nostri fondi agricoli varie volte in un giorno, non possiamo diventare spazzini, ci pensino i sindaci. E poi in Alto Adige le ciclabili le hanno fatte cercando di evitare le strade agricole, qui invece il contrario».
La soluzione arriverà, forse, da un protocollo d'intesa tra i vari soggetti in campo, ma si sa che i regolamenti, se non c'è il buon senso, non hanno mai risolto nulla, solo creato lavoro alle forze dell'ordine. Il problema è concreto ed anche di responsabilità civile. «Abbiamo trattori larghi due metri, come tutta al carreggiata della ciclabile. Quando ci incontrano i ciclisti devono per forza andare sull'erba, non possiamo farlo noi col rischio di rovesciarci», conclude Covi. Anche questo è buon senso.