Cibo scadente all'ospedale di TrentoL'assessore Rossi fa un blitz in mensa
Dopo la denuncia del Trentino sui pasti scadenti all’ospedale Santa Chiara, l’assessore provinciale alla sanità, Ugo Rossi, ha deciso di fare un’ispezione di persona. Una visita a sorpresa, non concordata. Ha raccolto le impressioni e assaggiato di persona una cena. Menù: passato di verdure, insalata, patate lesse. Voto? «La sufficienza», sentenzia. E aggiunge. «Col nuovo appalto lo standard va migliorato»
TRENTO. Dopo la denuncia del Trentino sui pasti scadenti all’ospedale Santa Chiara, l’assessore provinciale alla sanità, Ugo Rossi, ha deciso di fare un’ispezione di persona. Ha raccolto le impressioni e assaggiato di persona una cena. Menù: passato di verdure, insalata, patate lesse. Voto? «La sufficienza», sentenzia. E aggiunge. «Col nuovo appalto lo standard va migliorato».
Il ritrovo è alle 18.15 di ieri all’ingresso del Santa Chiara. L’assessore Rossi si presenta in compagnia del direttore dell’ospedale, Luciano Flor, ma assicura che la visita è «a sorpresa». «È importante - afferma - non scappare di fronte ai problemi e toccare con mano la realtà». E Rossi la tocca subito con mano. Si sale al sesto piano, cardiochirurgia, reparto da dove è partita la denuncia della signora Marisa Pederzolli, qui ricoverata nel dicembre scorso. Gli armadi riscaldati sono fuori dalle stanze, con i vassoi pronti per la consegna ai pazienti. L’assessore si accerta che siano caldi, tocca i piatti, fa cenno di sì col capo. Poi, entra in una stanza dove sono ricoverate quattro signore che stanno cenando. Riso o minestra e trota, il loro menù. «Buonasera, sono venuto a vedere come si mangia qui in ospedale...». E subito arrivano le prime critiche. «La minestra è sempre fredda», dice una paziente. «Le pere cotte sono marce», osserva un’altra. «Strano che stasera sia tutto caldo, forse sapevano che sarebbe venuto a trovarci lei. Venga più spesso così mangiamo meglio», sorride maliziosamente un’altra degente alla quale non manca lo spirito. I pazienti, comunque, ci tengono a sottolineare un aspetto: «Il cibo lascia davvero a desiderare, ma il personale è favoloso». Le infermiere, almeno loro, sorridono.
Si scende al quinto piano: neurologia. Si entra in una stanza dove le pazienti stanno finendo di mangiare. Una signora ha spolverato tutto quello che aveva nel piatto. «Siamo in un ospedale, mica al ristorante. Ci si deve accontentare». Non è d’accordo Rosa Weithaler, ricoverata nel letto accanto. Lei è chef di professione. «Ho cucinato anche per il presidente Dellai», dice con orgoglio. E mostra una rivista di cucina che la ritrae. Il suo giudizio all’assessore è netto. «Questo non è mangiare per un essere umano: devo nutrirmi perché sono debole, ma ormai me lo faccio portare da casa. Guardi il riso (apre il coperchio), fa venire il vomito». Rossi osserva e non nega che l’impatto con la pietanza non sia dei migliori.
Scendiamo ancora di un piano: reparto maxillo facciale. Qui alcuni vassoi sono ancora da consegnare ai pazienti. «Sono freddi - afferma l’assessore - non va bene». La caposala si giustifica dicendo che «prima di essere consegnati vengono riscaldati nel microonde». Ancora giù per le scale: ostetricia-ginecologia. L’assessore si congratula con una paziente, Roberta, che ha da poco avuto un bimbo. Le chiede come va. «Bene, si mangia bene, mai nessun problema», risponde lei. Ma le lamentele non mancano. Un’infermiera assicura che «il cibo del Santa Chiara è scandaloso». Il medico di guardia, Elisabetta Cescatti, spiega che «per questo tipo di pazienti forse servirebbero più vitamine». Tra due ali (immaginarie) di persone che criticano o difendono i pasti dell’ospedale, l’assessore Rossi decide di assaggiarlo di persona. Gli viene dato il vassoio di una degente che è stata appena dimessa. Assaggia il primo: passato di verdure. «Un po’ freddo, ma non male», dice. (Ne mangia quattro cucchiai e lo lascia). Secondo: patate e crescenza. «La cottura delle patate non va», sentenzia. (Due forchettate e scansa il piatto). Contorno: insalata. «Decente, la qualità è buona», giudica. (Qualche forchettata, ma non la finisce). Giudizio finale? «Alla cena che ho provato do la sufficienza, ma certo col nuovo appalto bisogna alzare lo standard. Le lamentele ci sono e non bisogna scappare di fronte ai problemi, però bisogna anche essere razionali e non dire che va tutto male. Questa visita, in ogni caso, è servita anche per “pungolare” chi lavora in questo settore delicato e fare in modo che tutti facciano la loro parte». Sono le 19.15 quando l’assessore Ugo Rossi lascia l’ospedale per andare a gustarsi la sua vera cena.
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