Chalet Piereni, ha 50 anni la casa di Rinaldo Zagonel

Primiero, la struttura dell’alpinista che aprì le vie direttissime Cimon della Pala e Cima Innich ospitò Buzzati, Montanelli, Fanfani e futuro papa Giovanni XXIII


di Giorgio Dal Bosco


PRIMIERO. Cinquanta anni fa in val Canali nasceva con tanto di battezzo una sorta di “leggenda”: lo chalet Piereni. A tutta ragione potremmo sciorinare una decina di aggettivi per inquadrare con vivacità il posto. Lo evitiamo essendo sufficiente scrivere che lo chalet Piereni si trova su un cocuzzolo verde a una manciata di chilometri sopra Fiera sul versante sinistro della val Canali, che nelle giornate terse le famose Pale sembrano crollarti addosso, che le passeggiate nei boschi sono piane, che c'è tanta professionalità e una elevata qualità gastronomica. È una sorta di leggenda per la storia che ha alle spalle. Una storia scritta soprattutto dal suo protagonista con un vissuto che spazia dall'amore per la roccia a quello per lo sci agonistico, da quello per la natura a quello per la ospitalità. È Rinaldo Zagonel che una malattia se l'è portato via a 71 anni nel 2011.

Era un ragazzino quando, sollecitato dai genitori contadini, - la sua famiglia abitava a un centinaio di metri dall'attuale chalet – ha fatto issare su un cavallo di casa un cardinale “pancione, con un grande naso su un viso buono” che, stanco per la passeggiata fatta nel vicino bosco, non se la sentiva di raggiungere a piedi un chilometro più in basso la sede estiva del Patriarcato di Venezia, edificio passato successivamente a sede amministrativa del Parco di Paneveggio. Un paio di anni dopo. Quel cardinale “pancione” era eletto papa con il nome Giovanni XXIII.

Giovanotto, Rinaldo ha amato la montagna e tutti i rischi che comportava e comporta. E’ stato lui ad aprire la direttissima Cimon della Pala e la direttissima Cima Innich. Una volta è volato giù per 40 metri trattenuto miracolosamente dal compagno di cordata. Con le Fiamme Gialle ha fatto il chilometro lanciato sfiorando per qualche metro in meno il record del mondo. È stato nella Nazionale B di sci alpino.

Non poteva e non voleva vivere di fantasie e quindi ha pensato di costruire lo chalet inaugurato 50 anni fa, meta di tanti turisti e gourmet, di gente che si ristora con la natura, con i tramonti e le albe dietro quelle meravigliose montagne che si possono ammirare dalle stanze. Ma la montagna ha sempre attirato a sé non soltanto i rocciatori di professione, ma anche uomini di cultura, soprattutto giornalisti e scrittori. E dunque Rinaldo ha accompagnato in qualche sana ma non pericolosa escursione Dino Buzzati e Indro Montanelli. Il primo che pesava cinquanta chili, scarponi e piccozza compresi, era un ottimo scalatore. Il secondo, invece, era buon camminatore e molto parco a tavola. Il primo amante della Tosella, il secondo di una mezza sigaretta, non di più, a fine pasto. Delia, la moglie, ha cucinato nel 1977 per Amintore Fanfani: era venuto con la scorta a inaugurare la ferrata “Dino Buzzati” morto 5 anni prima. Gente molto dabbene e cortesissima, la scorta di Fanfani. Un paio di mesi dopo avevano spedito a Rinaldo una cartolina firmata da tutti in cui magnificavano lo chalet, la gentilezza sua e della signora Delia. È stato un colpo al cuore quando, aprendo di buon mattino un giornale nazionale che riferiva della strage di via Fani, si trovarono davanti le foto di tutte quelle guardie del corpo. Quegli uomini erano passati a fare la scorta ad Aldo Moro. Nel suo chalet ha mangiato anche Leopoldo di Belgio, fratello della regina d'Italia.

Anno dopo anno lo chalet è stato migliorato senza mai, tuttavia, snaturare il panorama complessivo. Anche di questo va dato merito a Rinaldo e alla sua famiglia. La signora Delia sente ancora forte la mancanza di Rinaldo anche se il figlio Piero in cucina e la figlia Erica, un jolly, cercano di farle dimenticare le punte più struggenti del ricordo. Era bello entrare nello chalet, vedere dietro il bancone del bar il viso buono con gli occhi buoni in un atteggiamento buono, i capelli bianchi un po' scompigliati che poggiavano sul collo taurino sopra un fisico massiccio. Rinaldo ti sorrideva e parlava poco, ma quello sguardo valeva più di qualsiasi discorso. Era il miglior benvenuto tra le montagne che ti potevi aspettare.













Scuola & Ricerca

In primo piano