Centro medico, 90 martinetti per alzarlo

Iniziata a San Cristoforo la complessa operazione per sollevare di 22 centimetri e raddrizzare l’edificio che sprofondava


di Roberto Gerola


PERGINE. Con 90 martinetti agganciati alla piattaforma sottostante, si stanno sollevando le 2.200 tonnellate di peso dell’edificio “centro medico” a San Cristoforo. La complessa operazione è in corso in questi giorni. Al di là delle polemiche che hanno accompagnato e accompagnano tuttora la costruzione che l’ingegner Flavio Pallaoro sta realizzando nell’area all’ingresso del centro balneare, lo stabile rappresenta un caso raro se non unico per l’impiego di tecnologie d’avanguardia per sollevarlo di una spanna circa e raddrizzarlo. Il fatto è che gran parte del terreno attorno a San Cristoforo è paludoso.

Si fa riferimento alla piana tra Pergine e San Cristoforo: da secoli è punto di arrivo di acque anche e soprattutto sotterranee che finiscono nel lago. Nel 1700 era stata effettuata la storica bonifica per recuperare i terreni paludosi all’agricoltura. Ma il terreno “molle” rimase e costruirvi edifici fu sempre problematico. Pallaoro, per costruire il “centro medico” ha utilizzato una platea di 400 mq sulla quale poggia appunto l’edificio. Gli accorgimenti tecnici impiegati non si sono rivelati sufficienti e la platea con l’edificio è sprofondata una spanna circa in più del previsto, tanto che si è dovuto studiare un sistema per risollevarla di 22 cm. Così sono stati piantati 90 micropali (profondi per 17 metri) bucando la piattaforma - platea. In cima ad ogni micropalo è stato installato un martinetto che azionato, provvede a sollevare appunto la piattaforma che insieme all’edificio pesa 2200 tonnellate.

«Una manovra complessa e delicata - diceva ieri l’ingegner Alessandro Svaldi che sovrintende un po’ a tutto, come progettista, direttore lavori, addetto alla sicurezza - in quanto occorre seguire il movimento di innalzamento millimetro per millimetro, tenendo presente e verificando in continuazione il sollevamento, valutando il carico e la spinta dal basso dell’acqua». Perché tra l’altro, le fondamenta (appunto la platea) è in parte sott’acqua e si verifica l’effetto “risucchio”. «Occorre fare attenzione che il tutto si muova senza forzature per evitare rotture».

Da dire che i martinetti installati sono 90, alcuni lungo i muri perimetrali (visibili dall’esterno) e molti (sono alti un paio di metri e rappresentano un vero “bosco”) internamente e collocati in punti prestabiliti. Sono tutti collegati a un macchinario posto in una casetta prefabbricata e controllati tramite computer e schermo che ne annuncia i carichi e i movimenti. I comandi (regolati a mano) trasmettono gli impulsi ai martinetti. Il movimento è di 2 centimetri all’ora, ma vengono effettuate soste per riequilibrare il sollevamento secondo le necessità. Vi lavorano i tecnici di Elmarx di Mezzolombardo (sistema di sollevamento), lo studio Svaldi di Baselga di Piné (progettazione) e Siges di Treviso (micropali).

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