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Centro di permanenza per il rimpatrio a Trento, ipotesi Spini di Gardolo. Ianeselli: “Non è in considerazione”

Il sindaco replica alle valutazioni della Provincia: "Si torni all’accoglienza diffusa. Poi Trento farà la sua parte"
IL PROGETTO Anche in Trentino un Centro di permanenza per i rimpatri
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TRENTO. La zona di Spini di Gardolo a Trento "non è il posto da prendere in considerazione, visto che ospita il carcere e già convive con una zona industriale importante. La comunità di Spini ha bisogno quindi di maggiori servizi, non di un Cpr".

È quanto ha scritto in una nota inviata all'Ansa il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, dopo la notizia relativa alla decisione della Giunta provinciale che sta valutando di acconsentire all'apertura di un Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) a Trento, e più precisamente a Spini di Gardolo.

Ianeselli sottolinea che "chi guida un'amministrazione comunale che ha già dato prova in più occasioni di non sposare la retorica del "ovunque ma non a Trento", riguarda la localizzazione. Se Spini non può certo essere il luogo adatto, ritengo che Trento non sia il luogo ideale per questa struttura finché non si tornerà al sistema di accoglienza diffusa. A quel punto Trento farà la sua parte. Ma il capoluogo non può essere il luogo dove si ammucchia senza un progetto tutto ciò che prima si faceva sul territorio provinciale".

Altra questione, prosegue il sindaco, "riguarda la gestione stessa dei Cpr, che non possono avere nulla a che fare con le realtà sovraffollate, mal gestite, disumane che siamo purtroppo abituati a conoscere. Non è un giudizio ideologico il mio. Basti pensare che il presidente della regione Veneto Luca Zaia ha di recente bocciato non solo i Cpr così come sono oggi, ma tutto il sistema dell'accoglienza, perché concentrare nelle città un gran numero di ragazzi attorno ai 20 anni, senza nulla da fare dalla mattina alla sera, significa aprire la porta a una serie di problemi sociali e di ordine pubblico. Non è un caso che in Veneto, dove la Lega governa non solo in Regione ma anche in molti Comuni, si stia spingendo per l'accoglienza diffusa che in Trentino avevamo e abbiamo ahimè abbandonato", conclude Ianeselli.













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