Cena benedettina, spirito e arte insieme / VIDEO
Un poeta, uno scultore, una pittrice e un critico per celebrare sul Doss Trento un elogio della bellezza del creato
TRENTO. Duemiladucento candele accese, altrettante ciotole, mestoli e bicchieri. Uno spettacolo di riflessione e insieme di unione e di festa. Questo è sempre stata la cena benedettina, giunta ieri alla 24esima edizione, un evento che negli anni non ha mai cambiato il suo spirito. Il tema di quest’anno è stato «l’arte e la bellezza», due concetti - aveva detto Andrea Zanotti, uno degli organizzatori - «che rappresentano la mediazione tra terra e cielo e sono particolarmente affascinanti per il mistero che nascondono».
Il menù, anche ieri, è stato il solito: formaggio, pasta e fagioli, il pane fatto dai Panificatori di Rovereto, vino di Toblino e dolce finale. Novanta i monaci volontari e una trentina di consorelle che ieri, per tutto il giorno, hanno tagliato il pane.
Quattro gli ospiti speciali saliti sul Doss Trento, tutti in stretta connessione con l’arte e le varie forme in cui questa si esplica, coerentemente con il tema dell’edizione. Fabrizio da Trieste, poeta del club Armonia di cui Renzo Fracalossi ha letto alcune opere; la pittrice Anna Maria Rossi Zen, e lo scultore Luciano Zanoni. Ospite gradito anche un “non trentino”, lo storico dell’arte Philippe Daverio.
Nel suo discorso Andrea Zanotti ha rivolto un ringraziamento a questi ospiti per la loro presenza e ne ha tracciato l’importanza delle opere in relazione alla ricerca, appunto, della bellezza. «Raramente - ha proseguito Zanotti - la mensa imbandita per la cena benedettina è stata così ricca di presenze vocate a fare della ricerca del bello l’essenza della propria stessa vita. In un tempo dove l’inseguimento dell’utile e di una globale e progressivamente sempre più involgarita e caotica frammentazione sembra prevalere su ogni altra dimensione dell’uomo, l’arte rischia di rimanere nascosta, fuori scena, se non oscena: nel senso proprio del non più rappresentabile. L’arte - ha proseguito Zanotti - accompagna i nostri passi e ci indica sempre una dimensione immateriale del nostro esistere: ma non meno preziosa di quella tangibile e misurabile interpretata, invece, dalla nostra razionalità».
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