il caso

Cemento, in collina qualcosa non va

A Villazzano alcuni residenti hanno presentato ricorso al presidente della Repubblica per fermare il nuovo complesso da 10 appartamenti in via Villa


ANDREA TOMASI


TRENTO. Vi siete mai chiesti come mai per aprire una nuova finestra nella parete di casa vostra i permessi non arrivano mai e mentre per altre operazioni immobiliari viene utilizzata la “corsia di emergenza”? C'è qualcosa che non va sulla collina est. Delle operazioni immobiliari fatte a Villazzano avevamo scritto la scorsa primavera (vedi "Il nuovo Trentino" del 10 maggio). A monte di via Villa, la strada che attraversa il sobborgo di Trento, da inizio anno ci sono lavori in corso per un nuovo complesso da 10 appartamenti (2500 metri cubi) che dovrebbero essere consegnati a fine 2024 dalla società Angelini.

A Villazzano alcuni residenti hanno fatto notare che il Piano regolatore generale (Prg) con le sua norme di attuazione è stato «stiracchiato». Nello specifico si parla di un'area agricola trasformata dalla sera alla mattina in edificabile, ma che sulla carta resta agricola. La regola principe dell’urbanistica trentina prevederebbe due punti fermi, due “paletti” che, nel caso della tutela dei terreni verdi agricoli, sono particolarmente interessanti. Paletto numero 1: il mantenimento del terreno a destinazione parzialmente agricola (se sul terreno hai una qualche forma di edificio il Comune può permetterti di costruire la tua abitazione ma la campagna, che insieme al bosco è il valore aggiunto di aree come quelle della collina est, non può lasciare tutto lo spazio al cemento). Paletto numero 2: la reversibilità (in futuro chi avrà la proprietà dell’area divenuta edificata deve avere la possibilità di farla tornare agricola).

Dal Comune in maggio è stato fatto sapere che tutto è formalmente in regola anche se nessuno nega che, in prospettiva, l'urbanizzazione selvaggia in quel "budello" nel cuore di Villazzano potrà creare non pochi problemi non foss'altro per l'aumento del traffico automobilistico.

Intanto alcuni abitanti della zona si sono attivati e, tramite gli avvocati Gianpiero Luongo e Maria Cristina Osele, hanno presentato ricorso al presidente della Repubblica. Si tratta, in sostanza, dell'ultimo passo possibile nell'ambito della giustizia amministrativa, quando un provvedimento pubblico (in questo caso le concessioni edilizie rilasciate dal Comune di Trento) non è più impugnabile in altra maniera. I ricorsi sono di inizio luglio e metà luglio. Lo specifichiamo per dovere di cronaca e perché la tempistica diventa rilevante ai fini dell'opposizione e quindi della resistenza in giudizio.

Il caso - che in consiglio provinciale era stato sollevato da Filippo Degasperi (Onda) - è stato affrontato anche nell'ultima seduta del consiglio comunale. Il consigliere della Lega Giuseppe Filippin, primo firmatario (assieme a Vittorio Bridi, Bruna Giuliani e Alessandro Saltori) di una interrogazione, ha chiesto «quali azioni si intendono perseguire, sia di carattere amministrativo che di modifica della normativa urbanistica, allo scopo di evitare futuri scempi ambientali, certamente non previsti né ipotizzati dall’estensore della normativa in vigore» e «come l’amministrazione comunale intende tutelarsi rispetto alla citazione in giudizio con la richiesta di annullamento previa sospensione dei titoli edilizi elencati in premessa».

I residenti parlano di «lottizzazione illegittima» perché oltre quota 5000 metri quadrati, dice la norma urbanistica, il terreno deve essere lottizzato. Per aggirare la regola sono state presentate più richieste di concessione, regolarmente concesse dal Comune. Quando si è di fronte ad un ricorso al presidente della Repubblica di fatto il caso deve essere trattato al Consiglio di Stato, a Roma. Ma i soggetti che si oppongono possono chiedere trasposizione al Tar di Trento. Interpellata sulla questione, Monica Baggia, assessora alla pianificazione territoriale e all'edilizia privata, ha fatto sapere che il Comune non interverrà in alcun modo proprio perché sarà il Tar ad intervenire. Intanto i lavori a Villazzano ovviamente non si fermano. Ci sono 60 giorni di tempo per chiedere la trasposizione. Considerando la sospensione delle attività del tribunale per la sospensione di agosto, si potrebbe andare ad ottobre. Il Comune in realtà potrebbe costituirsi in settembre.

L'interrogazione presentata dai consiglieri leghisti è molto dettagliata. «L'assessore Baggia non ci ha dato risposte soddisfacenti: ha sostanzialmente confermato la linea che l'amministrazione comunale ha tenuto fin d'ora» commenta Filippin. E a Villazzano che si dice? Uno dei residenti che conosce bene il caso e che segue le sedute del consiglio commenta così: «E' interessante notare come la giunta su questo caso parla come se la cosa non dipendesse dall'amministrazione ma fosse piovuta dal cielo».













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