Caserme, addio al progetto contestato

Annuncio del presidente della circoscrizione Pintarelli, ma la decisione non è ufficiale. Dibattito sull’impiego dell’area


di Gino Micheli


TRENTO. Cancellate. Le caserme di Mattarello non si faranno. Lo ha comunicato lunedì sera in consiglio circoscrizionale il presidente Bruno Pintarelli. Secondo il quale nella riunione dei presidenti delle Circoscrizioni, avvenuta la scorsa settimana, il sindaco Alessandro Andreatta, ha dato rassicurazioni in questo senso aggiungendo che la presenza militare a Trento verrà concentrata in una sola caserma.

Il sindaco Andreatta, da noi consultato, precisa comunque che «non vi è nulla di ufficiale da Roma», ma dice di avere avuto anche lui «notizia dalla Provincia di difficoltà dal punto di vista economico. Inizialmente si parlava di un ridimensionamento del progetto iniziale, ma ora sembra che le caserme non possano trovare più sede a Mattarello». Il presidente della Provincia, Alberto Pacher, conferma: «Molto probabile andrà a finire così, questa è la direzione, anche se non c’è nulla di definito: gli interlocutori romani continuano a cambiare e questo ha dilatato i tempi. Tutto si basa sull'accordo programma quadro (Apq) Provincia - Comune - Stato che aveva dentro tutte le grandi partite urbanistico patrimoniali sulla città di Trento, come il carcere e l’ospedale. Ora il ministero della Difesa sta discutendo con molta lentezza sulla possibilità di sistemare le Pizzolato con una ristrutturazione pesante». Adesso per Mattarello - aggiunge Pacher - dovrebbe aprirsi «una nuova partita sull'utilizzo di quel terreno».

I consiglieri circoscrizionali, infatti, dopo avere appreso con sorpresa e soddisfazione la notizia, chiedono che si pensi cosa fare della zona, dopo la lunga sospensione dei lavori al sottofondo dell’area. Magari anche un nuovo stadio “Briamasco” (come era uscito a Mattarello in una precedente seduta), ma respingendo comunque qualsiasi ipotesi di speculazione edilizia.

Di altro avviso Franco Tessadri, portavoce del Comitato “No caserme”, che parla di soddisfazione molto contenuta visto lo sperpero di denaro pubblico e sostiene che ora bisognerà riprendere in mano quell’area, salvaguardandola. «Non sono per niente d’accordo sul realizzare nuovi progetti nella parte ancora intatta. L’area di circa 20 ettari, che non ha subito variazioni, va ridata all’agricoltura, magari sostenendo nuovi giovani imprenditori in una delle attività riscoperte dopo la crisi. Purtroppo per i rimanenti 5-6 ettari, invasi da materiale, andrà fatta una ricerca su cosa possa servire in quel punto, spending review, permettendo». Tessadri è anche rammaricato «perché, a suo tempo, non si è voluta ascoltare la popolazione e si è tirato dritto verso la realizzazione del polo militare con espropri e quant’altro, nonostante evidenti problematiche economiche e ambientali».

Il progetto delle caserme a Mattarello era stato proposto al consiglio circoscrizionale nel 2002. Poi per cinque anni se ne parlò poco e solo quando si iniziavano a prospettare i lavori sorse il comitato del “no alle caserme” che con riunioni, assemblee, dibattiti in piazza, in altri sobborghi e comuni del vicinato e anche in città (con la presenza di padre Alex Zanotelli) e con cortei (da Mattarello ai terreni “militari”), ha infiammato l’argomento, a partire dalla primavera del 2007.

Il clou della protesta nel 2008, quando ci fu lo sgombero di manifestanti giunti dall’esterno che protestando vivacemente avevano procurato grattacapi allo stesso comitato.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano