Casa, ecco le aliquote 1 per mille sulla prima

La proposta della Provincia: la detrazione prevista scende da 100 a 50 euro 1,5 per mille sulle seconde. Esenti capannoni, hotel, edifici commerciali


di Chiara Bert


TRENTO. Aliquota all’1 per mille sulla prima casa, con una detrazione di 50 euro, e un gettito stimato di 48 milioni di euro. All’1,5 per mille sugli altri immobili, ma i Comuni potranno decidere se aumentarla. Esentati, oltre ai capannoni, anche gli alberghi, gli edifici commerciali e agricoli, gli edifici pubblici inclusi quelli Itea. Aliquote uguali per tutti i Comuni trentini, con un fondo perequativo di 5 milioni di euro per compensare gli squilibri che verranno a crearsi tra chi incasserà di più (grazie soprattutto alle seconde case) e chi meno. Ecco la proposta della Provincia per le aliquote 2014 della Tasi, la nuova imposta sulla casa che è di fatto andata a sostituire la vecchia Imu. «La Provincia intende sfruttare fino in fondo la nuova delega sui tributi locali», ha annunciato ieri l’assessore agli enti locali Carlo Daldoss, presentando al Consiglio delle autonomie le linee guida del Protocollo di finanza locale di quest’anno. «Questo significa non far pagare i contribuenti trentini più di quanto hanno pagato nel 2013, attenzione al comparto produttivo e alle famiglie. Lo sforzo sarà di ragionare sempre di più come sistema trentino per garantire un’equità di tassazione su tutto il territorio con meccanismi di solidarietà tra Comuni». Per le famiglie la detrazione sulla prima casa scende dai 100 euro annunciati in prima battuta dal presidente Ugo Rossi alla presentazione della Finanziaria, ai 50-60 euro stimati ieri da Daldoss, che sono un quarto dei vecchi 200 euro di esenzione Imu e valgono 7,6 milioni di euro (anche se i 5 milioni del fondo di perequazione potranno coprire anche ulteriori detrazioni). Sempre sul fronte fiscale, il patto che la Provincia chiede ai Comuni è di non introdurre l’addizionale Irpef. Per quanto riguarda l’extragettito che lo Stato reclama per sè, la Provincia ha stimato per il 2014 la stessa somma del 2013, circa 72 milioni di euro, di cui circa 60 milioni saranno recuperati dai Comuni.

Trasferimenti: taglio di 8,3 milioni. Su 182 milioni di risparmio di spesa previsti dal piano (quinquennale) di miglioramento della pubblica amministrazione, nel 2013 ne sono stati quantificati 34,6 a carico dei Comuni, di cui 30,6 di parte corrente. Di conseguenza, la riduzione dei trasferimenti provinciali è prevista così spalmata nei prossimi 5 anni: taglio di 5,6 milioni nel 2013, di 8,3 milioni nel 2014 (che corrisponde all’1,3% della spesa corrente complessiva pari a 659 milioni), 8,1 milioni nel 2015, 4,3 milioni sia nel 2016 che nel 2017. Due i fronti su cui i Comuni sono chiamati a risparmiare: il personale (per 65 milioni di euro) e l’acquisto di beni e servizi (il 2,4% su un totale di 352 milioni di euro). Il taglio al settore sociale sarà dell’1,2%.

Personale. Confermato il blocco delle assunzioni - a tempo indeterminato e determinato - con la possibilità di sostituire solo un dipendente ogni 5 che vanno in pensione. La stima è di 200 lavoratori in procinto di andare in pensione: ne verrebbero dunque sostituiti 40, ma la giunta si è data il tempo di vedere se sia possibile allentare il vincolo. Confermato invece il divieto di assunzioni di segretari comunali sulle sedi fino a 2 mila abitanti.

Investimenti. Primo impegno chiesto dalla Provincia: certezza sulle scadenze fissate per i finanziamenti, con proroghe e sospensioni concesse solo in casi straordinari. Ci sarà però una norma ad hoc che consentirà di riprogrammare le opere già ammesse a finanziamento che permetterà ai Comuni di dirottare risorse da opere non ritenuti più prioritarie su altre considerate strategiche. Un’altra novità riguarda la modalità di finanziamento ai Comuni: basta disperderli su cento rivoli, ha spiegato Daldoss, saranno dunque disattivate le leggi di settore che oggi dispongono diversi fondi di investimento (per esempio sulla cultura) e previsto un unico canale di finanziamento (sul fondo della finanza locale), così da sapere con maggior esattezza quanto incassa ciascun ente.

Più soldi alle Comunità. L’assessore ha quindi ribadito la volontà politica della giunta - già anticipata da Rossi - di aumentare la percentuale di risorse a favore delle Comunità di valle, «perché - ha spiegato Daldoss - un’entrata autonoma sarà un elemento di forte qualificazione degli enti»: sarà quindi costituito un fondo di rotazione, gestito a livello di Comunità, per il finanziamento di investimenti «ad alto profilo di ritorno economico». L’assessore ha citato l’esempio delle iniziative in campo idroelettrico.

Patto di stabilità. La novità, in questo caso, riguarda la possibilità di ragionare non più a livello di singoli Comuni ma fissando un saldo obiettivo di comparto che consenta di creare uno spazio finanziario per investimenti in settori strategici. Nel 2013 - ha ricordato Daldoss - i Comuni hanno ceduto alla Provincia spazi finanziari per circa 9 milioni, ma sono 21 i milioni persi per strada perché inutilizzati. Un errore da non ripetere, ha ammonito Daldoss.

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