«Caro Rossi, i soldi non sono finiti»
Albergatori all’attacco: «Per i medici li hanno trovati. Ma a noi hanno detto che la tassa di soggiorno era inevitabile»
TRENTO. «Non è vero che non ci sono soldi per il turismo. Quando si è trattato di fare la marcia indietro umiliante sui tagli agli stipendi dei medici e dei dirigenti, le risorse le hanno trovate. E anche di fronte all’incredibile errore dell’azzeramento dell’Irpef sono saltati fuori 6 milioni». Natale Rigotti, past president degli albergatori, non ce l’ha con i 6 milioni destinati ai pensionati a basso reddito dopo l’autogol della maggioranza in aula sull’addizionale Irpef. Ma la tassa di soggiorno istituita dalla Finanziaria approvata sabato in consiglio brucia eccome: «A noi albergatori si è detto che non ci sono i soldi, che l’amministrazione precedente ci ha lasciati in secca. E a nulla è valso che noi ripetessimo che con questa crisi meglio sarebbe se noi facessimo promozione al Trentino dicendo che siamo gli unici a non farla pagare ai turisti». Il giudizio di Rigotti sulla manovra è fortemente critico: «Vedo tanti pasticci e pochi programmi. Turismo e agricoltura sono i settori che possono salvare l’economia trentina, ma la giunta non sembra rendersene conto. E i tanti sprechi, dai 210 Comuni alle circoscrizioni, resistono».
Per Gianni Bort, presidente dell’Unione commercio e della Camera di commercio, «il problema è che la svolta di questa manovra è più annunciata che praticata». «La tassa di soggiorno è l’esempio di come la politica pensi di poter usare ancora la leva fiscale che invece sta uccidendo il Paese e favorisce una spirale al ribasso». «Apprezzabile che per rimediare a un errore si sia deciso di aiutare una delle fasce più bisognose, i pensionati, ma il livello di coesione sociale si può garantire senza nuove tasse. Gli spazi per tagliare sono ancora immensi nell’apparato faraonico della Provincia, abbiamo un livello di spesa che ci mette a livello di alcuni staterelli ex comunisti. E la giunta ha paura di fare scelte drastiche necessarie come sugli ospedali di valle e su certe società pubbliche». Nelle fila dell’opposizione, che per ripristinare l’addizionale Irpef è riuscita a strappare a Rossi i 6 milioni, c’è voglia di rivendicare il merito del risultato: «È merito nostro, non certo di Rossi, se da un problema che si era creato abbiamo trovato un’opportunità», avverte Giacomo Bezzi (FI). Il quale ammette però che il finale auspicato del «pasticcio Irpef» era diverso: «Noi avevamo insistito perché questa operazione fosse a costo zero e i soldi fossero detratti dalla ricerca e da Trento Rise, visto che si devono fare i nuovi accordi di programma con le fondazioni. Invece la giunta ha insistito per prelevarli dal fondo di riserva». Che alla voce «imprevisti e calamità» calerà da 45 a 39 milioni di euro.
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