Cardiologia, quarant’anni e non sentirli
Sabato l’anniversario speciale del reparto sempre all’avanguardia: nuova valvola aortica senza il «cuore aperto»
TRENTO. Una ventina di pazienti trattati con efficacia e senza alcuna complicanza. Evitando migrazioni sanitarie in altre regioni e fieri di festeggiare 40 anni di lavoro con a disposizione il bagaglio più aggiornato nel campo della cardiochirurgia mondiale. A Trento e al Santa Chiara, nel reparto di cardiologia diretto da Roberto Bonmassari, non si fanno mancare nulla e dal febbraio del 2012 è nato un vero e proprio team del cuore. Cardiochirurghi, cardiologi, radiologi, geriatri, anestesisti, tutti impiegati in una équipe di valutazione del paziente che approvi e disponga un adeguato piano terapeutico. Il modello si basa sulle nuove frontiere della medicina moderna, in linea con quello che si definisce «approccio multidisciplinare». E così, per alcuni casi selezionati, si è potuto abbandonare il bisturi ed evitare di incidere il torace, operando, di fatto e con tutti i rischi connessi, a cuore aperto. C'è chi, infatti, data l'età e la coesistenza di altre patologie, un'operazione cardiochirurgia in pieno stile difficilmente la sopporterebbe. Per loro, dal 2007, esiste una possibilità. Si chiama Tavi e funziona. Si sostituisce la valvola aortica danneggiata con una nuova attraverso l'introduzione di un catetere. I dati sulla sopravvivenza a 12 mesi dall'operazione sono ottimi, persino migliori rispetto agli studi che avevano portato alla definitiva affermazione della Tavi. Stessi risultati anche per i 20 pazienti trentini trattati nella sala emodinamica del Santa Chiara. «Va detto che non si tratta di una alternativa alla cardiochirurgia, ma più correttamente di un trattamento complementare per coloro ai quali è stato sconsigliato intraprendere la strada di un'operazione classica», spiega lo stesso Bonmassari.
Dottor Bonmassari per festeggiare i 40 anni della cardiologia trentina sabato è in programma un convegno sulla stenosi valvolare aortica.
Esattamente. È un occasione importante non soltanto per lo speciale compleanno del reparto ma anche per l'argomento trattato, che è di grande attualità. L'invecchiamento della valvola aortica infatti, è una patologia in continua crescita, visto che colpisce in particolare la popolazione anziana, la quale come sappiamo sta aumentando sempre di più. Purtroppo la stenosi con il solo trattamento farmacologico non può essere risolta. Fino a pochi anni fa l'unica possibilità per sostituire la valvola era rappresentata dall'intervento chirurgico con apertura del torace. Dal 2007 è stato invece introdotto un trattamento alternativo, Tavi, che consente di collocare una valvola nuova attraverso un catetere.
Una possibilità che esiste anche a Trento?
Certo. Dal febbraio del 2012 abbiamo iniziato questa attività su pazienti valutati da uno specifico team del cuore che si riunisce mensilmente a discutere i casi attraverso un protocollo di valutazione. È una casistica non molto ampia, ma significativa poiché il soggetto anziano è di per sé fragile, con a carico magari altre patologie, e un intervento poco invasivo può rappresentare un successo per il paziente, e pure una soddisfazione per il chirurgo.
Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nel mondo occidentale. Cosa fare per cercare di prevenirle?
La prevenzione è fondamentale. A ogni età e sia da sani (prevenzione primaria) sia dopo aver subito un intervento al cuore (prevenzione secondaria). Innanzitutto bisogna rispettare alcuni principi di igiene alimentare e di stili di vita corretti. A tavola meno grassi e più vegetali; pesce almeno due volte alla settimana e non è necessaria una completa abolizione del vino se non nelle cardiopatie derivanti dall'alcol. L'attività fisica, poi, rappresenta una vera cura benefica per l'organismo. Controllare ipertensione, colesterolo, diabete e abolire il fumo. Sono regole che costituiscono un patrimonio culturale che va trasmesso a partire dalla scuola.
A proposito di alcol, vista la maglia nera del Trentino per i bevitori a rischio, vi sono molti casi di cardiopatie legate all'abuso alcolico?
Non è una cardiopatia frequente ma è presente in modo non sporadico; non la vediamo, insomma, soltanto una volta nella vita. In linea generale per l'ambito cardiologico l'utilizzo di modiche quantità di alcol non va demonizzato.
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