Cantinota aperta: c’è il dissequestro
Ieri alle 15 i vigili hanno tolto i sigilli, ma restano «off limits» gli impianti stereo. Il gestore: tornerà la musica dal vivo
TRENTO. Accogliendo la richiesta di revoca dell’ordinanza di chiusura, presentata dal legale di Filippo Ioniez, Matteo Benvegnù, ieri mattina è stato disposto dal gip Forlenza un dissequestro parziale dello storico locale di via San Marco. Gli agenti del Noa, alle 15, hanno tolto i sigilli alla Cantinota, dove, pronti a rientrare, aspettavano dipendenti e datori di lavoro ancora un po’ scettici e titubanti.
Il provvedimento del giudice stabilisce che a rimanere sotto sequestro saranno solo gli impianti (le casse e la console). Un provvedimento che porta dietro nel tempo, a dieci anni fa, ridando alla Cantinota una veste un po’ “datata”: piano bar e ristorante. Naturalmente tutto ciò allieta i nostalgici ma non Ioniez che vede nel dissequestro parziale il raggiungimento di una vittoria “mutilata”. Vanno bene il piano bar ed il ristorante ma una Cantinota senza la discoteca riduce sia il numero di dipendenti, che viene portato da 23 a 10, sia le prospettive di lavoro, in maniera particolare per il periodo festivo che è alle porte. Il titolare evidenzia come per l’azienda questo provvedimento limiti la capacità di andare incontro alle necessità di chi si lamenta e di risolvere il problema dei presunti rumori. Questo perché, da un lato, c’è chi, tra quanti hanno esposto denuncia, non ha ancora consentito ai periti di svolgere le rilevazioni audiometriche all’interno della propria unità abitativa, e dall’altro, le stesse rilevazioni non possono essere svolte perché manca la possibilità materiale di sfruttare l’impianto musicale, attualmente sotto sequestro. «Questo dissequestro parziale non è sicuramente stato quello che ci si aspettava - dice Ioniez - però l’importante senza alcun dubbio è avere la possibilità di lavorare, noi tutti. Speriamo di poter entrare col nostro tecnico e quello incaricato dalla Procura nell’appartamento di chi avverte disturbo a causa nostra. Attualmente non possiamo operare nella nostra integrità aziendale, non potendo utilizzare console e la parte riguardante il dj. Vorrà dire che si adotteranno altri tipi di strategia d’impresa come la musica dal vivo, per far fronte a questo problema».
Il locale continuerà a lavorare come sempre, con un’unica differenza: non ci saranno più due sale come è stato fino al giorno del sequestro preventivo, bensì ne rimarrà una sola in cui si svolgeranno le serate.
Ioniez vuole anche precisare che la solidarietà ricevuta dalla cittadinanza è stata calorosa e sincera. E grande è stata la solidarietà di amici, collaboratori e clienti.
In molti hanno rilevato come questa sentenza sottolinei il perdurare di un problema di comunicazione tra chi a Trento vuole lavorare (negli esercizi pubblici) in un certo modo e chi a Trento vuole vivere in un altro, apparentemente incompatibile con le esigenze dei gestori di locali. Il “caso Cantinota” ha riproposto una questione di cui si è molto dibattuto negli ultimi anni: vivere la notte in città è un diritto, una concessione, oppure addirittura un divieto? Molto ancora c’è da discutere.
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