«Camorra anche in Trentino», bufera su Cia
E sul Tonale torna ad attaccare Daldoss. La maggioranza lascia l’aula
TRENTO. «Più guardano alla politica, più si convinco che il Trentino non sia poi tanto diverso dai territori impregnati di camorra. Nel Sud Italia, il crimine organizzato nasce fuori dai palazzi istituzionali e in cerca di copertura si rivolge poi ai politici, per espandersi e perpetuare l’azione criminale. In Trentino a generare mafia è la politica fatta da certi personaggi che, stando al riparo, hanno spolpato le istituzioni per creare un sistema di potere su cui modellare norme, dare vita a società, inventare bisogni e pretesti tali da giustificare l’uso di denaro pubblico, piazzare fedelissimi – i picciotti della polenta e lugànega – a presidio di posti strategici». L’intervento di Claudio Cia pomeriggio ha sollevato una dura polemica ieri in consiglio provinciale durante la discussione sulla Finanziaria. Giunta e maggioranza per protesta hanno abbandonato l’aula mentre il consigliere stava parlando.
«Se ha cose da denunciare, vada in procura», ha reagito il governatore Ugo Rossi prima di lasciare l’emiciclo. «Faccia i nomi», lo ha incalzato il presidente del consiglio Bruno Dorigatti. «Parole inaccettabili», contrattacca il capogruppo Upt Giampiero Passamani. «Io ho riportato le cose che si dicono fuori da quest’aula», si è difeso Cia. In aula la dura replica di Lucia Maestri (Pd): «Questo non è un bar dove si riportano voci, e non è un tribunale. Questo è il parlamento dell’autonomia, se ha delle prove vada in procura e ci metta la faccia». Ieri sono intervenuti i capigruppo di maggioranza (Manica del Pd, Ossanna del Patt, Passamani dell’Upt e Detomas della Ual) che hanno apprezzato la manovra. Nel suo intervento Passamani ha richiamato la necessità di ripensare la Regione, che non va smantellata per rafforzare l'autonomia nei confronti degli attacchi da Roma: «Dopo l'esito del referendum - ha detto - occorre però affrontare la questione del proseguimento dei lavori della Consulta per la riforma dello Statuto».