Cade dal quarto piano e muore
Trento, la bimba di 1 anno stava giocando con i fratellini mentre la madre pregava
TRENTO. Non ha mai smesso di cullarla, nemmeno quando gliel’hanno tolta dalle braccia con delicatezza per portarla via. Ieri sera, in via Caio Valerio Mariano a Piedicastello, è morta una bambina pakistana, mentre la sua mamma stava pregando. La piccola è caduta accidentalmente dal quarto piano di un palazzo che si trova di fronte ad un parco giochi. Ayan aveva un anno e mezzo. Con la mamma, Mahjabeen Khan, 36 anni, ed i quattro fratelli, era andata in visita a casa di amici. Un pomeriggio di giochi, al civico numero 4, nella quiete di quel parco rallegrato da tante voci di bambini. La mamma ed i suoi piccoli figli erano partiti dalla propria residenza, in via Fratelli Fontana. Una giornata importante, con i bambini vestiti nei più bei colori del Pakistan.
Attorno alle 18 si è consumata la tragedia. Mamma e bambini erano nella stessa stanza. Mamma stava pregando, i piccoli giocavano. Una frazione di secondo, un attimo. La piccola si arrampica su un appoggio, il vuoto la inghiotte. Un volo di oltre dodici metri. La madre corre per le scale va giù, giù. C’è una porta, dà sul giardino della palazzina. Pochi passi, un angolo nel verde scuro tra alte piante, siepi, un tappeto di tenera erba. La sua piccola però non è sull’erba. È finita sulla pietra, sul porfido. Sarebbe stato un vicino a dare l’allarme, a chiamare i soccorsi. Una madre. Una bambina di un anno e mezzo tra le braccia. La piccola è morta sul colpo. Lo stabiliranno di lì a poco le indagini dei carabinieri che, giunti sul posto, hanno ricostruito la tragedia. Una caduta accidentale dalla finestra. Certa anche la dinamica. Intanto le voci nel parco scompaiono. Resta quel silenzio fermo di chi sa, di chi ha visto. Tra i giochi del parco di Piedicastello, c’è una madre sotto choc che ha appena perso la sua bambina. Tre ambulanze, i soccorritori non possono lenire. Attoniti di fronte alla tragedia fanno quel che devono. La piccola è volata in cielo. I suoi fratelli sono anche loro lì, accanto alla mamma, negli attimi febbrili di quei soccorsi, tra vesti di paesi lontani. Donne con i colori del Pakistan, rossi, ocra, arancioni e blu, stanno accanto a quei bambini. Trattengono le lacrime davanti a loro. Bisogna essere forti. Una donna di nero vestita volge lo sguardo altrove, per un istante soltanto. Piange. Un dolore composto con una mano buttare via tutto, subito. Ci sono i bambini. La sua mano stringe quella della più piccola. Occhi grandi. Anche il padre, arriverà di lì a poco sul luogo della tragedia. Non era in visita con la moglie ed i bambini, no. E’ arrivato dopo, ed ha saputo. Anche lui si è sentito male e, come la moglie, è stato portato in ospedale in stato di choc. In quel parco, sul calar della sera, restavano i bambini. Non erano soli. Una grande comunità, quella pakistana, li ha presi per mano. Per le parole ci sarà tempo. Ieri sera, sanitari, carabinieri, gente del posto erano muti di fronte ad una immane tragedia. Una bambina non c’è più. E’ tra gli angeli, gli spiriti buoni. Questo non conforta nessuno. Una madre, un padre, una grande famiglia nell’ora più nera del mondo. (f.q.)