Caccia libera per le doppiette trentine
Il Consiglio di Stato ha annullato l’ordinanza del Tar. Ravelli, presidente dei cacciatori: «Riconosciuta la nostra particolarità»
TRENTO. Caccia “libera” per le doppiette trentine. Il Consiglio di Stato ha annullato l’ordinanza del Tar di Trento che aveva imposto ai cacciatori trentini di scegliere fra le varie forme di caccia. Ribaltata la decisione, l’ordinanza è stata depositata ieri. «Una sentenza corretta, che tiene conto dell’assetto normativo attuale e tiene conto del fatto che, ad oggi, queste norme sono in vigore e ci consentono di esercitare la caccia congiuntamente. Questa decisione conferma la validità del nostro sistema riservistico». Così Stafano Ravelli, presidente dei cacciatori trentini.
Il 2 settembre il Tar aveva sospeso le prescrizioni tecniche del calendario venatorio trentino, nella parte in cui permettevano di andare congiuntamente a caccia sia da appostamento fisso che con la caccia vagante. «Una decisione che abbiamo sempre ritenuto erronea, per questo la abbiamo impugnata davanti al Consiglio di Stato, che poi ha accolto le nostre ragioni annullando l’ordinanza» prosegue Ravelli.
Il caso. La questione riguarda le norme di caccia. Nel territorio nazionale è previsto che il cacciatore debba scegliere tra la caccia vagante e quella da appostamento fisso. In Trentino (sulla base di una norma nazionale, introdotta attraverso un decreto legislativo, sotto forma di norma di attuazione dello Statuto e di una norma provinciale), è previsto che il cacciatore possa esercitare congiuntamente tutte queste forme di caccia perché è legato ad un territorio, quello delle riserve comunali, che è ben delimitato. In ragione del legame tra cacciatori e territorio non è prevista la necessità della scelta.
Il ricorso. Su ricorso di ambientalisti e M5s, il Tar di Trento aveva di fatto sospeso questa possibilità. Era stata introdotta una norma che aveva obbligato tutti i cacciatori trentini a scegliere fra la caccia vagante e quella da appostamento fisso.
La sentenza. Questa situazione è stata annullata in forza della decisione del Consiglio di Stato, il quale ha accolto il ricorso annullando l’ordinanza cautelare del Tar. Viene dunque ripristinata la situazione precedente: i cacciatori trentini possono quindi esercitare tutte le forme di caccia ammesse. Lo consentono il quadro normativo nazionale e quello provinciale. I ricorrenti ritenevano che la possibilità si ponesse in contrasto con la legge nazionale. «Il sistema di caccia Trentino è unico, sul territorio nazionale -chiude Ravelli- Si può andare a caccia solo ed esclusivamente in una riserva comunale, quindi solo in un territorio circoscritto e delimitato. Un incentivo a comportarsi e ad agire in modo tale da garantire che, in quel territorio, ci sia sempre un numero ottimale di animali. Significa essere a guardia del patrimonio faunistico di quella riserva, non ad esso indifferenti. Abbiamo un sistema riservistico: l’esistenza di questo legame rende inutili le diverse forme di caccia».