Caccia abusiva al cinghiale in Maremma: maximulta per 48 trentini, traditi dal dialetto

Non potevano sparare ai cinghiali che popolano la macchia grossetana per problemi di licenza: hanno fatto i furbi ma il dialetto li ha traditi. Risultato: una multa che in totale ammonta a 92.400 euro



TRENTO. Sono andati a caccia di cinghiali in Maremma in gran segreto per due anni di seguito, ma non avevano fatto i conti con la guardia forestale toscana. Il risultato finale? Una maxi multa a quarantotto cacciatori trentini per un totale di 92.400 euro.

In soldoni, sono 420 euro di multa a testa per ogni giornata di caccia nei boschi della Maremma per un totale di quasi duemila euro ciascuno. Un’indagine complessa, che ha tenuto al lavoro gli uomini della forestale dallo scorso aprile fino a pochi giorni fa. Quando sono state emesse le multe, che non avranno certo fatto sorridere le doppiette nostrane. I quarantotto cacciatori trentini infatti, non potevano sparare ai cinghiali che popolano la macchia grossetana per problemi di licenza. E invece, partivano da Trento, entravano nelle squadre di cinghialai della zona e partecipavano alle battute. Lo hanno fatto più e più volte. Sempre però, senza avere le necessarie autorizzazioni.

La legge infatti, parla chiaro. Chi ha la licenza di sparare in una zona di caccia, non può farlo in un’altra. E chi ha la licenza di imbracciare la doppietta in Trentino, non può andare a sparare in Maremma. I quarantotto cacciatori, per evitare spiacevoli sorprese (supermulta, ma anche la sospensione della licenza di caccia per un anno), avevano trovato un sistema: avevano richiesto un doppio tesserino, uno per sparare sulle Alpi, l’altro per partecipare alle battute di caccia al cinghiale in Maremma. Per due stagioni hanno pensato di farla franca. Ma la presenza di cacciatori con l’accento del nord fermi alle poste e con la palla asciutta in canna, ha attirato l’attenzione di qualcuno, che ha fatto partire la segnalazione.

Gli uomini della forestale hanno avuto un bel daffare. Hanno incrociato i dati con quelli della Provincia di Trento, hanno controllato uno per uno i tesserini venatori rilasciati, fino alla supermulta. Ora i cacciatori trentini rischiano anche la sospensione della licenza.













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