C'è la crisiAddio al posto fisso
TRENTO. Il tasso di disoccupazione rimane basso - è al 2,9% nel secondo trimestre di quest’anno - ma gli ultimissimi dati indicano una situazione in peggioramento. Basti sapere che da gennaio a settembre le iscrizioni dei disoccupati ai Centri per l’impiego sono cresciute del 30,8% in confronto allo stesso periodo dell’anno scorso, attestandosi a quota 15 mila 960 su una forza lavoro di 237 mila 700 unità. Ieri alla fondazione Caritro l’Agenzia del lavoro ha presentato il 24º rapporto sull’occupazione in provincia.
«Complessivamente, l’economia trentina tiene - ha sottolineato il presidente dell’Agenzia Michele Colasanto - anche per via della manovra anticrisi della Provincia. Certo, preoccupazioni emergono per le fasce deboli della popolazione e per i giovani laureati che fanno fatica ad entrare nel mondo del lavoro».
Anche in Trentino la crisi si sente, eccome. Perché i numeri degli ultimi giorni, che aggiornano al minuto i dati contenuti nel rapporto che si fermano perlopiù allo scorso anno, non sono confortanti. Cifre che arrivano a settembre e prendono in considerazione i primi nove mesi di quest’anno confrontati con lo stesso periodo del 2008.
Le assunzioni sono calate del 6,4% fermandosi a quota 96 mila 637. Ma dove la crisi ha picchiato maggiormente è nel settore manifatturiero che ha registrato ben il 34,7% in meno di avviamenti, più di 3500 lavoratori in meno.
Altro sintomo della recessione è la contrattualistica. Sono sempre meno i contratti a tempo determinato che si trasformano in tempo indeterminato, l’agognato posto fisso. Sono in calo del 18,8%. Nei primi nove mesi di quest’anno ne sono stati sottoscritti 728 in meno rispetto allo stesso periodo del 2008. Le aziende tendono, al massimo, a rinnovare i contratti a tempo. Le proroghe sono infatti cresciuti del 7,4%. Aumenta quindi la precarietà e la flessibilità.
Come anticipato ieri dal Trentino, le ore di cassa integrazione hanno fatto un balzo in avanti spaventoso. Se lo scorso anno quelle autorizzate sono state 371 mila 484, da gennaio a settembre hanno toccato il picco dei 2 milioni e mezzo.
Per non parlare dei lavoratori licenziati attualmente in mobilità. Al 30 settembre erano 4212, il 27,3% in più del periodo gennaio-settembre 2008. In numeri assoluti l’incremento è stato di 900 unità.
Crudi numeri che stanno a dimostrare quanto la crisi morda il mondo del lavoro, anche in Trentino. Più gli uomini che le donne. Sempre più gli stranieri.
«Partiamo da una situazione relativamente solida» ha detto il presidente dell’Agenzia Colasanto. «Per tornare ai livelli pre-crisi ci vorranno comunque 4-5 anni. La crisi passerà ma non sarà senza conseguenze». «Il Trentino - ha aggiunto Pietro Antonio Varesi, ora docente all’università Cattolica di Piacenza e per più di vent’anni responsabile dell’Agenzia del lavoro - è senz’altro un punto di riferimento per le politiche di contrasto alla recessione. Da parte di molte altre regioni italiane si guarda a questa provincia con interesse».