l'opera

«Bypass, Trento non sarà una Val di Susa»

L'assessore Facchin: "Non credo ci saranno problemi di sicurezza con i No Tav a Trento"


ANDREA TOMASI


TRENTO. Spera che la città non debba essere militarizzata. Conta sul carattere mite dei trentini. Mitezza che - dice - dovrebbe appartenere anche ai No Tav. Conta sul fatto che durante i lavori per la realizzazione del bypass ferroviario non ci saranno disordini e non saranno coinvolti i No Tav della Val di Susa, che sono particolarmente determinati. Ezio Facchin - assessore comunale alla transizione ecologica, braccio destro del sindaco Franco Ianeselli e l’uomo dell’ “Operazione Bypass” - assieme al suo passato da manager di Rfi (Rete ferroviaria italiana), la società pubblica che promuove la realizzazione del tracciato, si porta dietro l’esperienza di chi conosce l’opposizione, a tratti forte, alle grandi opere.

Non è in grado di dire quanti carabinieri e agenti di polizia in più saranno necessari per presidiare i due punti delicati del cantiere: quello a nord, nelle aree Sloi ed ex Carbochimica, contaminate dai veleni; quello a sud, all’Acquaviva di Mattarello (dove a breve, nei pressi di Villa Bortolazzi, si dovrà agire per la bonifica bellica, l’individuazione ed eliminazione di eventuali ordigni inesplosi della Seconda guerra mondiale).

Facchin fa onore alla sua nomea di “uomo forte” della Giunta Ianeselli e commenta: «Penso che i No Tav di Trento non avranno bisogno dell’aiuto di quelli della Val di Susa. Siamo una terra autonoma, no? E allora saranno autonomi anche i No Tav. Peraltro la Val di Susa ha una lunga tradizione per quanto riguarda il movimento anarchico».

Il piano sicurezza non è ancora stato definito «e comunque questa non è una questione di mia competenza». Mancano 18 giorni alle prime opere di demolizione: saranno abbattuti condomini, negozi e uffici nella prima parte di via Brennero. Il tutto per lasciare spazio alle ruspe e poi alla prima mega fresa.

Il progetto di bypass ferroviario - ricordiamo - consiste in un tracciato di 14 km, di cui 11 in galleria a doppia canna - per un costo di un miliardo e 270 milioni di euro. Consegna annunciata: metà giugno 2026.

Da Rfi si fa sapere che al momento è in corso «l’approvvigionamento delle 4 frese» e che «la durata per approvvigionamento e allestimento è stimata in circa 346 giorni». «L'avvio degli scavi è previsto nel primo trimestre 2024».

C’è grande attesa nella comunità trentina (non solo di Trento città) sia da parte di chi è a favore di quest’opera - considerata propedeutica al futuro, sognato e non ancora finanziato progetto di interramento della stazione ferroviaria - sia da parte di chi contesta l’operato delle istituzioni pubbliche, che - si dice - sottovalutano i rischi: frane sotto la collina est, sotto la Marzola, devastazione delle sorgenti e rischio di contaminazione delle falde idriche in prossimità delle zone ex industriali, intrise del micidiale piombo tetraetile.

Poi c’è tutta la questione della gestione della risorsa acqua in una fase storica di grande preoccupazione per la siccità. I cittadini che si oppongo alla realizzazione del bypass, hanno analizzato i dati della relazione dello scavo per la Gronda di Genova (assimilabili a quelli per il traforo sotto Trento). Si parla dell’utilizzo di una malta bicomponente. «Al fine di generare - si legge - una miscela in grado di garantire nel breve termine la consistenza richiesta si utilizza una miscela con due componenti, un’accelerante di presa bicomponente e una miscela costituita da cemento, bentonite, acqua e uno stabilizzante. (...) Si stima un valore di circa 11 metri cubi al metro il quantitativo della miscela bicomposta (...). Per tale valore si ottiene un consumo d’acqua pari a circa 5000 litri al metro. Ipotizzando un avanzamento di 15 metri al giorno la necessità d’acqua è di 75.000 litri al giorno. Se l’avanzamento è di 20 metri al giorno la necessità sale a 100.000 litri al giorno».

«La stessa Rfi - commenta Elio Bonfanti (No Tav Trento) - nella sua relazione geologica più recente è costretta ad ammettere che le sorgenti di Acquaviva (a Mattarello) e quella di Casteller (Trento Sud) sono in pericolo. Perderemo, da un calcolo fatto e mai contestato, circa 3 milioni di metri cubi annui di acqua per realizzare la circonvallazione. È una quantità enorme. E questo ancora non basta. Per realizzare la galleria a due canne sul nostro territorio opereranno quattro frese da 10 metri di diametro, che da sole consumeranno giornalmente più di 800 metri cubi d’acqua (800.000 litri) per almeno tre/quattro anni. Acqua che verrà presa o dall’acquedotto o che sarà pompata attraverso nuovi pozzi, che comunque impoveriranno la dotazione cittadina e creeranno danni pesanti alle abitazioni ed alle attività che si svolgono sul territorio».

 













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