grandi opere

«Bypass, scavi non analizzati trasportati a Lavis e Cembra»

Dopo il pedinamento del camion carico uscito dal cantiere, il presidente della circoscrizione Claudio Geat denuncia: «Non erano scarti di demolizione»


Andrea Tomasi


TRENTO. I veleni penetrati nel terreno non conoscono confini. Non conoscono i limiti delle particelle fondiarie. Non sanno che c'è una bella linea retta disegnata su una mappa che segna di chi è la proprietà. Per questo, nel caso dei materiali di scavo lungo la linea ferroviaria, fatti uscire su camion per il trasporto terra, fanno preoccupare i “cittadini No Bypass”. A preoccupare è la mancata caratterizzazione dei materiale potenzialmente contaminato da piombo e da idrocarburi, di cui sono pregni i terreni ex Sloi ed ex Carbochimica di Trento Nord, dove passerà parte del tracciato ferroviario.

Parliamo della circonvallazione voluta da Rfi (Rete ferroviaria italiana), Provincia autonoma e Comune di Trento: un percorso di 14 km (di cui 12 in galleria) che taglierà in due la città; finanziato con i fondi del Pnrr e del Decreto Aiuti Ter (un miliardo e 178 milioni di euro). Preoccupa, dicevamo, il fatto che non si abbia notizia di avvenute analisi del prodotto di scavo. Preoccupa il fatto che, a fronte delle rassicurazioni del Comune di Trento («L'unico materiale ad essere stato portato fuori dal cantiere fino ad ora è quello relativo alle demolizioni degli edifici» ha detto Giuliano Franzoi, dirigente del Servizio mobilità del Comune di Trento), ci siano camion usciti dal perimetro dell’area lavoro e che siano stati visti percorrere le strade che portano l'area Ospli di Lavis e quella che porta alla Val di Cembra. Claudio Geat, ingegnere, la settimana scorsa ha voluto vederci chiaro e, notando un camion carico immettersi su via Brennero, lo ha seguito fino a Lavis e assicura: «Il telone di copertura non era tirato e quello che ho visto trasportare non era calcestruzzo né mattoni». Insomma, al di là di come la si pensi sull'utilità dell'opera (parliamo di un pezzo del tracciato del corridoio del Brennero, per l'alta capacità dei treni merci), si allungano molte ombre su come si sta procedendo (vedremo cosa emergerà dall'inchiesta per disastro ambientale della Procura di Trento).

Magari si tratta di materiale pulito che più pulito non si può, ma non lo sappiamo perché non è stato caratterizzato. Inutile quindi l'obiezione: "Non si tratta di scavi della Sloi, ma di materiale dell'areale ferroviario e dello Scalo Filzi". In tutti i casi (al netto sulle polemiche del mancato rispetto degli scavi in atmosfera controllata) non si sa se in quei carichi le sostanze pericolose c’erano o no. Interpellato sull'argomento, l'ingegner Geat commenta così: «Il Sin (Sito di interesse nazionale) di Trento nord occupa le aree degli ex stabilimenti Sloi e Carbochimica. In mezzo alle aree dei due stabilimenti abbandonati scorrono i binari della linea Verona-Brennero e della ferrovia Trento-Malè. Rete ferroviaria italiana ha sempre evitato di eseguire qualsiasi sondaggio all'interno di queste aree, pur essendo confinanti con il sito inquinato di interesse nazionale della ex Sloi ed ex Carbochimica e di conseguenza non ha nemmeno presentato domanda per la classificazione delle proprie aree come sito inquinato di interesse nazionale.

In sostanza ci troviamo davanti ad un'area che è compresa tra un sito inquinato di interesse nazionale, ma che Rfi sostiene non lo sia. Qualche dubbio, sulla presenza di inquinanti provenienti dalle limitrofe aree inquinate può sorgere. Questo dubbio trova un solido fondamento in una lettera che Appa ha inviato alla circoscrizione Centro Storico-Piedicastello, a fronte di una richiesta di informazioni, nella quale è scritto che nel Rio Lavisotto, alla profondità di circa 7-8 metri, nel 2003 sono state trovate tracce di piombo trietile e di dietile, prodotti di trasformazione del piombo tetraetile, che veniva prodotto all'interno dello stabilimento Sloi. Come possa essere giunto a quella profondità del piombo organico, che non si trova in natura, è difficile da determinarlo ma, con ogni evidenza, richiede delle indagini ulteriori per individuare la causa.

È assolutamente doveroso eseguire la caratterizzazione delle aree ferroviarie comprese tra Sloi e Carbochimica, anche alla luce della decisione del Governo di stanziare 2 milioni per l'esecuzione di tale analisi, in aree che vengono riconosciute come inquinate. Diversa è la situazione all'interno dell'ex scalo Filzi. Qui probabilmente non avremo grandi quantità di inquinanti provenienti dei siti di Trento Nord, ma si tratta pur sempre di uno scalo merci dove per oltre un secolo sono state movimentate grandi quantità di merci di qualsiasi genere, dove sono stati effettuati sommari interventi di ripristino dei binari a seguito di ripetuti bombardamenti della Seconda guerra mondiale e dove è lecito attendersi che nel sottosuolo siano presenti sostanze inquinanti di vario genere, come è frequentissimo all'interno di qualunque scalo merci non sono in Italia ma nel mondo». Geat, carte alla mano, dice: «Secondo il nostro Piano regolatore per i cantieri “normali” e per ogni intervento edilizio a Trento Nord sono necessarie le stesse indagini previste per le aree Sin. Al contrario per una grande opera con caratteri di estrema complessità, che lambisce i due Sin, si vuole procedere con meno controlli e con un procedimento semplificato».













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