Bracconaggio: quattro trentini condannati in Cassazione

TRENTO. La prima sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, ha confermato le condanne, a vario titolo, a carico di quattro cittadini trentini (Antonio Melotti, Livio Groff, Rinaldo Mattivi e...



TRENTO. La prima sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, ha confermato le condanne, a vario titolo, a carico di quattro cittadini trentini (Antonio Melotti, Livio Groff, Rinaldo Mattivi e Livio Facchinelli), per i reati di detenzione e porto di armi clandestine ed alterate, furto aggravato ai danni dello Stato di un capriolo, detenzione illecita di munizioni. La sentenza depositata l’ 11 ottobre.

Respinto il ricorso degli imputati contro la sentenza della Corte di Appello di Trento, con contestuale condanna al pagamento delle spese processuali e al versamento di ulteriori 2.000 euro ciascuno. Riaffermata la tesi giurisprudenziale del cosiddetto “furto venatorio” secondo la quale, in caso di esercizio abusivo dell’attività venatoria da parte di soggetti privi di licenza di porto di fucile ad uso caccia, si integra la più grave ipotesi di furto aggravato ai danni dello Stato, essendo la fauna selvatica patrimonio indisponibile dello Stato, di cui ci si può appropriare solo rispettando le regole della concessione in materia di armi ed i regolamenti venatori statali e locali. «La Lega Abolizione Caccia (LAC), nel prendere positivamente atto della sentenza della Suprema Corte, ricorda i ritardi da parte del Ministero dell’Ambiente nell’attuazione del Piano nazionale di contrasto del bracconaggio, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni il 30 marzo 2017, specialmente per quanto riguarda il turnover del personale pubblico di vigilanza (che ne costituiva uno dei punti più qualificanti), nonché il mancato coinvolgimento dei Corpi forestali delle regioni e province autonome e dei servizi di Polizia Provinciale».















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