Bracconaggio e armi clandestine: ecco tutte le accuse
Associazione a delinquere per 9: c’era chi progettava, chi trovava i luoghi e poi chi sparava con fucili modificati
TRENTO. C’era chi metteva a disposizione i luoghi per ritrovarsi e chi progettava gli eventi di bracconaggio. E c’era chi vi partecipava usando armi clandestine. Le accuse che vengono mosse ai 9 indagati dalla procura sono pesanti. E pesante è il reato che viene contestato: associazione a delinquere finalizzata alla detenzione e porto illecito di armi da fuoco clandestine e modificate finalizzata al bracconaggio. Venerdì scorso l’indagine è stata chiusa con una serie di perquisizioni nelle case, nelle baite, nei casolari, nei capannoni, nei garage e anche nei mezzi a disposizione dei nove. Ma chi sono gli indagati? Secondo l’accusa a capo del gruppo di sarebbe Antonio Melotti, 66 anni di Baselga di Pinè. Lui avrebbe coordinato l’attività illecita, occupandosi di organizzare gli incontri e progettando anche le azioni di bracconaggio. Indagato anche Livio Groff di Bedollo che avrebbe avuto il compito di localizzare i luoghi per le battute di caccia, si sarebbe anche occupato, dal punto di vista organizzativo della ricezione delle armi, e avrebbe messo a disposizione i luoghi d’incontro del gruppo. Poi ci sono gli altri, ossia i fratelli Stefano e Fabio Bernardi di Baselga di Pinè, Marco Bommassar di Ravina, Claudio Groff di Bedollo, Rinaldo Mattivi, anche lui di Bedollo come Bruno Carli e Livio Facchinelli di Civezzano. A tutti questi viene contestato il fatto di aver partecipato alla bracconaggio e la detenzione e il porto delle armi clandestine e modificate.
Ci sono anche le contestazioni di reati specifici già riportati dalle cronache e che avevano portato il cella i fratelli Bernardi e Livio Groff oltre alla denuncia di altre persone che rientrano nell’elenco dei nove. In particolare a Fabio Bernardi è stata constestata la detenzione di 55 cartucce di gelatina esplosiva (quasi 7 chili di peso complessivo) e l’alterazione di una pistola, che sarebbe stata trovata con il silenziatore, e di un fucile, canna trasformata da liscia a rigata. Il fratello Stefano, invece, senza licenza sarebbe stato beccato con una pistola alterata, un fucile pieghevole alterato, un silenziatore e un po’ di cartucce non denunciate. Livio Groff in aprile era stato fermato dalla polizia e in auto aveva una testa di capriolo maschio e dei sacchetti contenenti carne con l’abbattimento di un animale in un giorno di silenzio, animale che - secondo l’accusa - è stato di fatto sottratto al patrimonio demaniale dello stato. Insomma posizione che per la procura - a coordinare le indagini che hanno coinvolto sia la forestale che la sezione di pg della polizia è il sostituto procuratore Davide Ognibene - porta ad un’organizzazione dove c’erano ruoli e incarichi. Conclusa l’indagine ora la palla passa agli avvocati difensori dei sei che sono Coradello, Tasin ,Trinco e Morotti.
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