Botta: «Spostare la biblioteca? Impossibile»

L'architetto amareggiato: «La giunta ha sempre condiviso il progetto»


Sandra Mattei


TRENTO. Incredulità e amarezza. Queste le reazioni dell'architetto Mario Botta, sulle perplessità espresse dalla giunta comunale rispetto al progetto della biblioteca che porta la sua firma e che giace da ben due anni, in attesa della concessione edilizia. I vicesindaco Paolo Biasioli ha affermato pubblicamente: «L'impatto dell'edificio è eccessivo per la sua collocazione vicino al Duomo».
Che le perplessità fossero emerse già da qualche tempo, è cosa nota. La committenza, l'Università, che ha già acquistato l'area di piazzale Sanseverino dal Comune per 7 milioni di euro, aveva definito la cubatura (35 mila metri cubi, 25% in più del limite previsto dal piano regolatore, approvato in deroga dal Comune) per poter accorpare le quattro biblioteche umanistiche (Sociologia, Lettere, Economia e Giurisprudenza). Ma l'impatto dell'edificio di 31,50 metri (quasi il doppio dei metri previsti dal piano regolatore), posto all'entrata della città, deve aver suggerito un ripensamento che, nelle parole del vicesindaco ora, si esprimerebbe anche sulla collocazione. Ecco la reazione di Mario Botta.
Architetto Botta, pare che il suo progetto non convinca più la giunta comunale, che pensa non solo a ridimensionarne l'altezza, ma a pensare ad una nuova la collocazione.
Guardi, non capisco proprio come si possa cambiare idea, su un progetto che era condiviso dalla giunta e realizzato in base alla cubatura stabilita dalla committenza, cioè l'Università. So che c'erano state critiche per l'altezza e quest'estate avevamo inviato una lettera al Comune, perché avevamo dato disponibilità ad abbassare di un piano l'edificio.
Che cosa vi aveva risposto il Comune?
Io non ho sentito più nessuno. Sono a maggior ragione amareggiato, perché non solo abbiamo rispettato i volumi richiesti, ma le assicuro che tutti erano entusiasti del progetto, che era stato seguito in tutte le fasi dall'amministrazione. C'è stata l'approvazione dello studio di fattibilità, in seguito del piano preliminare ed ora il piano definitivo giace da 2 anni in commissione edilizia, per la concessione. Ma che cultura possono avere questi politici, se ora parlano di destinare la Biblioteca ad un'altra area?
Lei sta dicendo che il progetto così com'è concepito non può essere preso e «trasportato» da un'altra parte, vero?
Ma certo, vorrebbe dire che l'architettura non ha senso. Un edificio si progetta in un determinato contesto e quando avevamo presentato l'idea di fondo, era piaciuta molto. Come ho ripetuto più volte, si voleva che la biblioteca dialogasse proprio con il cuore della città, con il centro e con le altre sedi dell'Università. Per questo si era pensato ad una struttura a forma di libro aperto, rivolto verso la città, con una piazza che fosse collegata alla parte storica del tessuto urbano. Ricordo che la biblioteca doveva servire non solo l'università, ma anche tutta la popolazione.
Ma lei era al corrente che già da qualche mese si era ipotizzato di ruotare l'edificio, per non trovarsi davanti la barriera di pareti alte 31 metri, all'entrata per il centro storico?
Ma è una cosa da pazzi pensare di ruotare l'edificio, quando, ripeto, c'è un ragionamento alle spalle. La barriera è quella del fiume Adige e il progetto nasce per definire relazioni spaziali con la città. Sono veramente amareggiato per come vanno queste cose in Italia, perché non è pensabile che, se cambia una giunta, si debba ricominciare da capo. I tempi dell'architettura sono diversi da quelli della politica.
Le stesse riflessioni le ha espresse l'architetto Emilio Pizzi, preside della facoltà di ingegneria e architettura del Politecnico di Milano che ha collaborato con Mario Botta al progetto. «Mi sembra un ripensamento tardivo. - commenta - La giunta ha seguito tutti i passaggi del progetto e poi Botta teneva in modo particolare a questo: è l'unico che ha inserito nel catalogo per la mostra del Mart, tra quelli non realizzati».

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