Borse più alte, beneficiari dimezzati
Diritto allo studio, approvata la delibera. Ferrari: «7 milioni, Isee a 20 mila euro». Collini: «Sistema più efficace ed equo»
TRENTO. Dal prossimo anno accademico le borse di studio per gli studenti dell’Università di Trento raddoppieranno di importo, da una media di 1800 euro attuali a circa 3500 euro. Per contro, il numero di beneficiari si dimezzerà, passando dall’attuale 20,3% all’11,8%.
Dopo due settimane di alta tensione tra l’assessora Sara Ferrari e gli studenti, che giovedì hanno protestato in piazza Dante per chiede maggiori finanziamenti, ieri la giunta provinciale ha approvato la delibera con gli indirizzi generali all’Opera universitaria per la programmazione degli interventi sul diritto allo studio. «Interventi - ha sottolineato l’assessora - condivisi con l’ateneo», e infatti alla conferenza stampa ieri ha partecipato anche il rettore Paolo Collini che sul nuovo sistema - che prevede anche il passaggio dall’Icef trentino all’Isee nazionale per il calcolo della condizione economica - ha detto: «È preferibile a quello attuale, è più efficace e più equo perché aiuta di più chi ha più bisogno».
La situazione oggi. Nell'anno accademico 2015-2016 l'Opera universitaria ha erogato borse di studio a 3.280 studenti, con un importo medio di 1.838 euro rispetto alla media nazionale che è di 3.422 euro, per una spesa complessiva - che dal 2010 è interamente sostenuta dalla Provincia che ha ottenuto dallo Stato la delega sull’università - di 6 milioni di euro. Un budget che fino a oggi è stato spalmato su una platea ampia di beneficiari, il 20,3% dei circa 16 mila iscritti all’ateneo trentino, contro una media nazionale dell’8,2%. Con il vanto, ha sottolineato l’assessora Ferrari, che «tutti gli studenti che hanno diritto alla borsa di studio ne beneficiano realmente», diversamente da altre regioni dove la lista degli idonei è molto più lunga di quella dei beneficiari.
Cosa cambia. A modificare l’assetto è intervenuto il decreto legislativo del 2012 che ha istituito i Lep (livelli essenziali delle prestazioni) con l’obbligo di raddoppiare l’entità media delle borse di studio. L’importo delle borse trentine, che erano tra le più basse, passerà quindi dai 1800 euro di oggi a circa 3500 euro. Il risultato è che, a budget invariato (6 milioni), i beneficiari si dimezzerebbero scendendo all’11.3%. Aumentando il finanziamento di un milione, passando da 6 a 7 milioni (su un totale di 10 milioni per il diritto allo studio), come l’assessora e si è impegnata a garantire nella prossima Finanziaria, la stima è che si arriverà a garantire la borsa all’11,8% degli iscritti, con una soglia Isee di accesso - questo il mandato all’Opera - che non potrà essere inferiore a 20 mila euro rispetto ai 18 mila attuali. «Si tratta di una stima - ha chiarito Ferrari - perché la proiezione dell'esito di questo passaggio dipende da tre incognite: il numero degli iscritti del prossimo anno, la loro condizione economica e infine la trasformazione dall’ Icef all’Isee che comporta un alto grado di variabilità». Gli importi delle borse, che oggi vanno da un minimo di 800-1000 euro (1,3 euro al giorno) a un massimo di 5 mila, passeranno da un minimo di 2500 euro a un massimo di 5 mila (con due terzi che dovranno ricevere il massimo). Saranno mantenuti gli attuali criteri di merito.
Il presidente dell’Opera Universitaria Alberto Molinari ha spiegato che si comincerà da subito a fare simulazioni più affinate per verificare alla fine sulla base di dati certi: «Inizia una fase di sperimentazione, anche perché serviranno tre anni per andare a regime».
I conti. Agli studenti dell’Udu che contestano le stime della Provincia e ritengono che servano 8,5 milioni per non fare dell’ateneo trentino il fanalino di coda, l’assessora ha ribadito: «Conosciamo tutti la situazione economica complessiva. Non possiamo essere quelli che danno più borse con importi raddoppiati. I conti non li abbiamo fatti a casaccio ma se dovessimo scoprire che hanno ragione gli studenti e tanti restassero fuori, la Provincia correrà ai ripari e non lasceremo che l’Opera vada fuori legge rispetto ai livelli essenziali nazionali».
Ci sono 5-6 Regioni, tra cui Lombardia e Veneto, che già oggi hanno la soglia Isee a 21 mila e altre la porteranno a 23 mila (il massimo fissato dai Lep), allargando la platea degli aventi diritto. «Bisogna però verificare poi quanti effettivamente saranno i beneficiari», ha rimarcato il rettore Collini, «il diritto allo studio è importante e sarebbe bene fare ancora di più, ma la nostra università già oggi è competitiva nonostante desse borse più basse perché ha un sistema di servizi complessivi fatto anche di posti letto, mense e sconti per i mezzi pubblici». Concetto su cui ha insistito anche Ferrari: «Non mi preoccupa la perdita di attrattività dell’ateneo perché il 63% degli studenti già oggi viene da fuori, ciò significa che ad attrarre non sono le borse di studio ma la qualità dell’offerta formativa».
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