Bocciata la recinzione di Piazza Dante
Via libera in consiglio al Daspo. Ieri sera il centrodestra ha riproposta la chiusura dei giardini con un voto segreto ma ha incassato, come a gennaio, il no della maggioranza
TRENTO. Non passa, e l’aria è quella di un provvedimento che non avrà mai l’ok del centrosinistra comunale, la recinzione di piazza Dante per motivi di sicurezza.
Ieri sera in Consiglio, nel bel mezzo della discussione che ha dato il via libera al Daspo (alla fine approvato con 22 sì, l’astensione di due Cinquestelle ed il voto contrario della Romano, Altra Sinistra), si è avuta però un’altra secca bocciatura del provvedimento, quello sul cancello, che in queste settimane era stato caldeggiato sia dal Questore D’Ambrosio che, con toni più contenuti, anche dal Commissario del Governo Gioffrè.
Si deve dire che Alessandro Andreatta, per non esacerbare il clima d’aula, aveva invitato i suoi all’astensione su cancelli e recinzioni, in attesa di una riunione del Comitato di sicurezza già prevista proprio sul tema. Ma il centrosinistra (trainato da un Pd che vede il provvedimento come fumo negli occhi) ha scritto un no grande come una casa sulla scheda che l’opposizione aveva richiesto, confidando nel ribaltone del voto segreto. E, anche in prospettiva, erigendo (qui sì) un muro sul vagheggiato provvedimento.
Un passo indietro. La riunione di ieri sera, con l’approvazione del Daspo, si sarebbe dovuta chiudere per un accordo tra gentiluomini, entro le 21.30 ma la melina del centrodestra ha fatto ampiamente slittare i tempi. Di fatto l’impianto del provvedimento Minniti non è stato toccato, evitando di allargare la già vasta zona di applicazione del Daspo e di mescolare competenze statali con quelle comunali. Votazioni che, va detto, vedevano però un numero legale, 25 i presenti, garantito pressochè solo dal centrosinistra e dai Cinquestelle visto che l’opposizione aveva già abbandonato l’aula. Insomma fallita la melina, si arrivava alla paradossale situazione di un provvedimento caldeggiato dal centrodestra e votato dalla sola maggioranza che sostiene il sindaco Andreatta.
La tanto discussa delibera sul Daspo, con tutti e 16 gli emendanti dell’opposizione bocciati in rapida successione dai presenti, era dunque approvata ed ora si passa alla sua attuazione: con tutti i dubbi sulla sua efficacia e su un’applicazione che, per forza di cose, dovrà vedere la cooperazione tra le varie forze di polizia, trattandosi di ordine pubblico.
Il sindaco Alessandro Andreatta alla fine della seduta d’aula: «Il Daspo è uno strumento che ci viene offerto da una legge nazionale, il decreto Minniti. Era uno strumento che era stato chiesto dai sindaci italiani. E noi, da qui, abbiamo pescato quello che ci serviva per modificare il regolamento di polizia urbana. Ora il sindaco farà tutto quello che è nelle sue possibilità ma il Daspo, lo sappiamo, risolve solo una parte dei problemi. Lo slogan è, e rimane, questo: fare quello che è nelle nostre possibilità. Questo deve essere chiaro. E’ un altro segnale, che arriva dopo l’ordinanza per il divieto di vendita di alcolici. Ora proseguiremo con tutti gli interventi che riterremo necessari. Il centrodestra? L’opposizione, velata ma chiara, rischiava di farci perdere un’altra sera. Non si poteva farlo: la città ci chiedeva risposte rapide e noi, dopo le 21.30, in 25 minuti abbiamo approvato la delibera».
Si deve dire che la melina del centrodestra (apparso per la verità piuttosto distratto, fuori dall’aula nel corso di talune votazioni) si era concentrata soprattutto sulla volontà di allungare il brodo, cercando di non arrivare a quella approvazione, ottenuta poi bocciando in sequenza tutti gli emendamenti.Si è discusso per tutta la sera sul famigerato muro o cancellata che dir si voglia: sul numero delle uscite, sull’altezza del cancello e persino sull’opportunità di erigere una barriera artistica, da affidare (idea della consigliera della Lega Giuliani) a “studenti della scuola d’arte”.